Durante le passeggiate in campagna sicuramente vi sarà capitato di incontrare i cespugli di malva con i suoi caratteristici fiori violacei.
Questa pianta è largamente usata, soprattutto nelle zone rurali, come rimedio e toccasana per moltissimi disturbi, soprattutto intestinali.
Già dal medioevo era considerata la regina delle piante medicinali.
In questo articolo però, vi daremo alcuni consigli per sfruttare questa pianta in cucina, per preparare piatti dal sapore rustico.
In cucina si usano soprattutto le giovani foglie ed i nuovi getti, ma particolarmente ricercati sono i fiori in boccio.
Queste parti della malva si possono consumare sia cotte che crude. Nel caso di cottura però, bisogna fare molta attenzione a non farle scuocere, altrimenti si trasformano in una massa mucillaginosa che tutto è, tranne che appetibile.
Quindi ricordatevi di lessarle per un tempo limitato e in poca acqua.
La malva ha un particolare sapore delicato e si presta bene per la preparazione di risotti, quindi quello che andremo a proporvi è un risotto alla malva.
Per l’uso in cucina, si usano le foglie più giovani e tenere, separate dalla costolatura e finemente tritate.
Ingredienti:
- 2 manciate abbondanti di foglie tenere di malva
- 500 grammi di riso
- 120 grammi di burro
- 2 litri di brodo vegetale
- 3 cucchiai di panna
- 3 cucchiai di parmigiano grattugiato
- Una manciata di fiori di malva
Procedimento
Iniziate a sciogliere il burro a fuoco lento e per 5 minuti tostate il riso, facendo attenzione che non si bruci.
Dopo 5 minuti iniziate a versare il brodo di verdura un po’ alla volta, continuando delicatamente a mescolare, ed aggiungete le foglie di malva, avendo l’accortezza di utilizzare quelle più giovani e tenere e soprattutto sane.
Salate secondo i vostri gusti.
A fine cottura aggiungete la panna ed il parmigiano e finite di regolare di sale. Quando il riso sarà cotto, aggiungere una noce di burro e mantecare bene. Servite guarnendo il piatto con i fiori di malva.
Ora vediamo altri possibili utilizzi della malva.
Le giovani foglie della malva cotte, possono essere passate e saltate in padella come gli spinaci, condendole con sale, olio un po’ di limone e pepe.
Se volete dare un particolare aspetto e consistenza vellutata ai vostri minestroni, vi basterà aggiungere una quantità limitata di foglie cotte e triturate.
Soprattutto nel sud d’Italia è tradizione mangiare i così detti panetti di Gesù, cioè i giovani frutti crudi della malva che ricordano delle piccole ciambelline di pane, larghe circa un centimetro.
Per quanto riguarda i fiori, anch’essi commestibili si possono usare in insalate oppure come decorazione rustica per i propri piatti.
I boccioli ed i giovani germogli invece possono essere usati come surrogato dei capperi, infatti si prestano molto bene per essere conservati sott’aceto.
La malva, nome scientifico Malva Silvestris appartiene alla famiglia delle Malvacee e volgarmente è conosciuta come Malva selvatica o Marva.
Descrizione, storia e curiosità.
E’ una pianta erbacea biennale o perenne, con fusto che solitamente è sdraiato, ma che può anche essere eretto e della lunghezza massima di circa un metro.
I fiori, dal caratteristico colore rosa-violaceo, sono composti da corolle a 5 petali. Il frutto è a forma di disco, che come già accennato, ricorda delle piccole ciambelle di pane.
E’ molto comune nei prati, nelle siepi, nei ruderi e ai bordi delle strade, ed è una pianta presente in abbondanza in tutti i paesi europei, tranne quelli a clima più rigido. Fiorisce da maggio fino ad autunno inoltrato.
La malva ha una storia millenaria, infatti già Pitagora, Cicerone, Orazio e Marziale ne decantavano le proprietà medicinali e l’uso in cucina.
Nel medioevo era molto apprezzata per cucinare pane e focacce.
Per quanto riguarda il potere terapeutico, viene usata per le doti delle sostanze che contiene, cioè la malvina e la malvidina.
E’ utile per calmare le infiammazioni dell’apparato digerente e urinario, per i dolori artitrici e della gotta.
Da ricordare che la linfa della malva ha proprietà benefica anche per le punture di insetto.
Nelle campagne, era tradizione spremere il succo delle giovani foglie direttamente sulla puntura, oppure fare un bolo da applicare sulla parte offesa, masticando le giovani foglie.
Applicandolo sulla puntura si ha un immediato sollievo.