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Le favole influenzano le relazioni?

rileggere le favole da mamme
rileggere le favole da mamme

Quando sono diventata mamma ho ripreso a leggere tutte le favole che avevo ascoltato tante volte da bambina, e leggendo e rileggendo mi sono ritrovata a chiedermi se l’ascolto di quest’ultime abbia influenzato in qualche modo, le nostre relazioni sociali e sentimentali. In quasi tutte le favole sono presenti l’eroe uomo pronto a salvare la donna indifesa e un antagonista femminile, già questo di per se dovrebbe farci riflettere sulle illusioni o false idee che ci siamo fatti della realtà attraverso le favole. Esistono innumerevoli versioni delle favole classiche ma siete sicuri di conoscerle davvero? Perché, forse se ce le avessero raccontate in una versione diversa ci saremmo fatti un’altra impressione.
Tutti ricorderete l’indimenticabile Biancaneve, pallida e genuina minacciata dalla matrigna cattiva e salvata infine dal principe che casualmente passava di li a cavallo e baciandola la svegliò dal sonno profondo provocato da una mela avvelenata. Ma quanti di voi sanno che in realtà nella fiaba dei fratelli Grimm del 1857 Biancaneve espelle da sola il boccone avvelenato cadendo grottescamente dalla bara mentre un servo del principe la trasporta al castello? Sicuramente una variante meno romantica ma che finalmente sfata il mito della figura del principe sul cavallo bianco in calzamaglia celeste, figura oltretutto quasi inquietante (vi fidereste di uomo in calzamaglia?)mela di Biancaneve

Ho sempre preferito raccontare a mia figlia favole inventate da me che si avvicinassero di più ad aneddoti reali, non mi sono mai fidata tanto dell’impatto emotivo che troppe aspettative possano avere in età infantile, per anni, da piccola mi sono chiesta come si potesse morire pungendosi con un arcolaio, Aurora nata da re Stefano e dalla regina Leah viene promessa in battesimo al principe Filippo nella favola della bella addormentata nel bosco, nella quale alla nascita riceve in dote bellezza e canto ma anche la maledizione di Malefica che presagiva che Aurora sarebbe morta pungendosi con un arcolaio prima del compimento del suo sedicesimo compleanno, ora tralasciando che la bella Aurora viene cresciuta dalle fate buone sotto il falso nome di Rosaspina e incontra solo casualmente il principe Filippo vestita da contadina e che lui da vero eroe dopo mille eroiche peripezie riesce comunque a risvegliarla dalla maledizione di Malefica nonostante la bella principessa si fosse punta, non è inquietante pensare che si possa morire punte da un ago? E soprattutto pur non essendo femminista mi chiedo quanto sia corretto passare sempre questo messaggio dell’uomo che salva la donna.
castello

Un po di consolazione mi giunge dalla Sirenetta, scritta da Hans Christian Andersen alla quale è anche dedicata una statua nel porto di Copenaghen, favola con un finale ben lontano dal vissero felici e contenti e che finalmente elegge eroina una figura femminile. Nel testo la dolce sirena salva il principe travolto da una terribile tempesta ma nonostante la rinuncia della voce in cambio di gambe umane ottenute dalla strega del mare la giovane non riesce a farsi riconoscere dal principe che le preferisce un’altra in sposa. A questo punto la sirena disperata ha un ultima possibilità di salvarsi, ferire a morte con un pugnale magico il principe e bagnarsi i piedi con il suo sangue, solo così potrà sopravvivere ma per il troppo amore rifiuta l’opportunità gettandosi in mare e dissolvendosi in schiuma bianca. Premiata per la sua bontà non morirà ma diverrà una figlia dell’aria alla quale verrà promessa un anima per volare in paradiso dopo trecento anni di buone azioni, le verrà scontato un anno per ogni bambino buono che troverà e aggiunto un anno per ogni lacrima che verserà per un bambino cattivo. sirenetta

Sempre Andersen ha scritto anche la principessa sul pisello, favola dal titolo ambiguo dove la protagonista poverina per dimostrare alla futura suocera le sue origini regali è costretta a passare la notte insonne dormendo su un pisello nascosto sotto venti materassi, venti guanciali e venti cuscini. Voleva forse essere un esempio dei difficili rapporti tra nuora e suocera? Ai posteri la sentenza!

Per quanto le favole siano belle, trovo che siano troppo lontane dalla realtà e che creino fuorvianti aspettative sulla vita di coppia, sui ruoli delle donne e degli uomini con serie conseguenze, ci sono ancora donne che aspettano il principe azzurro! Tutte abbiamo sognato sulle parole della fortunatissima Cenerentola originarie probabilmente della Cina dove il piede piccolo detto loto d’oro è considerato simbolo di bellezza e qualità femminili ma forse è arrivata l’ora di guardare in faccia la realtà, nessun principe ci cercherà mai per il mondo con una scarpetta in mano e per non deludere troppo le nostre figlie suggerirei di variare un po’ i finali delle favole.