Il caffè decaffeinato protegge dal diabete tipo 2
Le proprietà benefiche del caffè non sono esclusivamente legate alla caffeina, ma anche ad altre sostanze. In effetti, come risulta da una meta-analisi pubblicata su Diabetes Care , consumare caffè, anche decaffeinato, riduce il rischio di diabete di tipo 2, e lo fa senza differenze di genere (Caffeinated and decaffeinated coffee consumption and risk of type 2 diabetes: a systematic review and a dose-response meta-analysis) .
«Rispetto a chi non lo beve, consumarne 6 tazze al giorno abbassa del 33% le probabilità di ammalarsi» esordisce Frank Hu, professore di nutrizione ed epidemiologia presso la Harvard school of public health di Boston, e coordinatore della ricerca. I ricercatori hanno preso in esame suPubMed ed Embase tutti gli studi che hanno valutato la relazione tra consumo di caffè e rischio di diabete di tipo 2 dal 1966 al febbraio 2013. Per questa analisi, sono stati inclusi 28 studi prospettici con 1.109.272 partecipanti e 45.335 casi di diabete di tipo 2
Il periodo di follow-up variava da 10 mesi a 20 anni . «Un incremento di una tazzina al giorno di caffè normale riduce il rischio di diabete del 9%, mentre la stessa quantità di decaffeinato lo abbassa del 6%, una differenza minima e non significativa» continua Hu. I 28 studi selezionati includevano oltre un milione di partecipanti, seguiti per un periodo variabile tra 10 mesi e 20 anni. «Servono comunque studi randomizzati a lungo termine per stabilire un nesso di causalità tra i due fattori e chiarire i meccanismi sottostanti» riprende l’epidemiologo statunitense. Una possibile spiegazione potrebbe essere il ruolo dell’acido clorogenico, un polifenolo alimentare naturale che fa parte dell’acido caffeico, contenuto in moltissimi frutti e ortaggi, come prugne, pere e mele, ma soprattutto nel caffè. La qualità principale dell’acido caffeico è la proprietà antiossidante, particolarmente utile per combattere i danni dei radicali liberi sull’organismo. I chicchi di caffè appena raccolti e non tostati contengono elevate quantità di acido clorogenico, che tuttavia va in gran parte perduto con la torrefazione dei chicchi per la temperatura troppo alta, circa 200°C. Dice Hu: «L’acido clorogenico migliora la sensibilità all’insulina e riduce la concentrazione del glucosio nel sangue mediante l’inibizione del suo assorbimento a livello intestinale, come riportato da alcuni studi, ma la bevanda contiene molti altri composti che possono agire sia singolarmente sia con effetto sinergico, e per ora è impossibile valutarne con certezza gli effetti antidiabetici». Ma il consumo di caffè è solo una tessera di un mosaico più complesso. Conclude il ricercatore: «Berne regolarmente una moderata quantità si affianca ad altri fattori dello stile di vita che possono contribuire alla prevenzione del diabete, come la dieta e l’esercizio fisico».