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Tre ingredienti per un matrimonio felice

La riuscita di un matrimonio dipende dal grado di integrazione tra i coniugi e dalla quantità e qualità degli scambi tra i due.

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Tre sono, in sostanza, i fattori che decidono la felicità all’interno della coppia: l’oblatività, la comunicazione e la sessualità.

L’oblatività. In psicanalisi, questa parola indica il livello più alto dello sviluppo psichico e affettivo, contraddistinto dalla possibilità di amare e di offrire liberamente e senza contropartite. Essa è il fulcro della mutualità coniugale.

Volendo definire l’autenticità di una relazione tra coniugi, si dovrebbe guardare alle rispettive capacità di “dare” rispetto al “ricevere”. L’amore – non è solo un proverbio – è dare e non ricevere, o perlomeno è un dare anche ricevendo. Il “dare” però ha significati diversi. Per le persone egocentriche, il dare è sentito come un impoverimento di sé; per chi ha un carattere produttivo, invece, è la più alta espressione di potenza: in questo atto, chi dà sperimenta la propria forza, la propria ricchezza, la propria unicità.

Nel rapporto d’amore una persona dà quanto di più prezioso possiede: sé stesso, la propria vita. Ciò non significa sacrificare la vita per l’altro ma offrire la propria gioia, i propri interessi, la propria comprensione, la propria saggezza, la propria tristezza, le proprie debolezze, cioè tutta la propria vitalità. I due coniugi, stabilmente   e liberamente impegnati nella relazione, possono così verificare, giorno per giorno, la loro oblatività.

In effetti, il rapporto coniugale lascia spazio a una serie infinita, spesso impalpabile, di comunicazioni verbali e non verbali, che ha il potere di alimentare l’amore o l’ostilità. Il matrimonio alle soglie dell’età adulta, come forse nessun’altra situazione, può essere il momento cruciale in cui il soggetto “rischia” la sua crescita o, al contrario, il suo stallo emotivo-affettivo.

La comunicazione. E’ lo scambio di informazioni e di messaggi, non soltanto a livello verbale. I modi di comunicazione non verbale sono numerosi: l’espressione del viso, il tono della voce, la distanza fisica dell’interlocutore, il modo di toccarlo, l’atteggiamento del corpo.

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Alcuni individui, bambini o adulti che siano, sono naturalmente dotati della capacità di capire se l’altro prova antipatia o simpatia per loro, ma non sempre e non tutti riescono a riconoscere i veri sentimenti e motivazioni del loro interlocutore.

Si crede in genere che due o tre paroline scelte a proposito bastino ad esprimere un sentimento, e invece un tono di voce è cinque volte più indicativo e l’espressione facciale vale addirittura otto volte le parole. E’ esperienza comune che, quando qualcuno parla, non si capisca se fa sul serio o per scherzo, né se dica davvero quel che pensa. Il dramma dell’incomunicabilità, allora, non si risolve soltanto parlando, bensì attuando un sistema globale e continuo di scambi e di informazioni. Insomma, gesti, pause, risate, sospiri, intonazioni, mimica costituiscono la maggior parte dei mezzi di comunicazione interpersonali.

Si può esprimere amore, e purtroppo anche odio, senza proferire parola.

La sessualità. Il sesso gioca ovviamente un ruolo molto importante nella vita di coppia, pur avendo – è bene sottolinearlo – un valore non superiore all’oblatività e alla comunicazione.

Si sa che la sessualità è vista come una funzione in grado di “mediare” la crescita della persona. Secondo il pensiero psicanalitico, è proprio attraverso la sua evoluzione naturale che l’individuo si realizza come persona. Nei primi mesi di vita è attraverso la sessualità orale che si trasmette l’amore della madre. Successivamente, è attraverso la regolazione dei ritmi della motricità sfinterica (fase anale) che il bambino inizia il suo processo di autonomia. L’avvento della fase fallica coincide con lo sviluppo dell’iniziativa, dell’intraprendenza, della perfetta identificazione del ruolo sessuale, dell’apertura verso l’altro. La sessualità, quindi, apre la porta ai rapporti.

Ciò che conta è vivere questa sfera della personalità né come un mito né come una realtà degradante, ma per raggiungere la rispettiva maturità di maschio e femmina.

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All’interno di una relazione continua con la stessa persona, lo scambio sessuale acquista il significato di un ripetersi di comunicazioni, di uno sforzo di maturazione della proprie capacità, di una tensione progressiva ed evolutiva dell’amore stesso.