Tra i luoghi più affascinanti e misteriosi del comune di Melendugno, che fin dalla sua scoperta, avvenuta nel 1983, ha suscitato sia l’interesse degli archeologi sia gli appassionati del folclore locale e delle poesie dell’antica Grecia e dell’antica Roma, la Grotta della Poesia, situata nella marina di Roca Vecchia (o Rocavecchia) occupa un posto di rilievo per la bellezza, per la leggenda di cui è protagonista e che ne spiega il nome, e anche per la grande importanza che riveste a livello storico e archeologico.
La Grotta della Poesia è uno degli antichi luoghi di culto, dedicati alla divinità locale Thaotor Audirahas, meglio conservati, nonché la custode delle prime testimonianze della scrittura “a epitaffi”.
La grotta della poesia di Melendugno
La Grotta della Poesia di Melendugno deve il suo nome alla parola greca “posia”, che significa “fonte d’acqua”, poiché una volta decaduta la sua funzione di luogo di culto, è stata utilizzata dai bizantini come posto di approvvigionamento per l’acqua. C’è però una leggenda che la riguarda e che spiega l’origine più “fantasiosa” del suo nome: secondo questa leggenda, che è tuttora conosciuta dai locali e fa parte del patrimonio favolistico della Puglia, nei tempi più antichi ed anticedenti persino l’era del mito e della parola scritta, una bellissima principessa aveva l’abitudine di fare il bagno nelle acqua della grotta.
La sua magnificenza era così splendente che presto si sparse ovunque la notizia, attirando schiere di poeti provenienti da ogni parte dell’Italia meridionale, che iniziarono a recarsi alla grotta per cantare la bellezza della fanciulla e trarne ispirazione per le loro opere.
Dai loro canti nacquero la maggior parte delle più belle poetiche d’amore, che sono state poi messe per iscritto, e che narravano lo splendore delle sirene, delle ninfe, delle principesse nordiche, delle regine orientali e delle dee dell’antichità. Erano così numerosi i poeti che sopraggiungevano alla grotta e così belle le poesie che traevano dalle loro voci, che gli abitanti del luogo, originariamente conosciuta come “Grotta della Fonte”, la ribattezzarono con il nome con cui è conosciuta tuttora: la Grotta della Poesia.
Oltre che per la sua bellezza naturalistica, questa cavità carsica parzialmente sommersa dal mare è conosciuta soprattutto per un particolare che l’hanno resa non solo meta di turismo, ma anche di molti studiosi e archeologi giunti apposta a Melendugno per studiarla più da vicino: le rappresentazioni di figure e di testi sulle pareti, che fanno della Grotta della Poesia un importante punto di riferimento per quanto concerne lo studio degli epitaffi e delle prime testimonianze scritte che sono apparse in Puglia.
Quest’abitudine di incidere sulle pareti della Grotta della Poesia non scomparve insieme al culto di questa divinità minore, ma sopravvisse anche durante l’occupazione dell’Italia del sud da parte dei Greci e anche durante l’età repubblicana, poiché sono state trovate anche degli epitaffi in lingua greca e latina. La maggioranza di queste scritte sono soprattutto offerte votive, rivolte per lo più a Thaotor Audirahas, che come il suo corrispettivo Asclepio (o Esculapio), era il dio che veniva invocato per la guarigione delle malattie o per togliere dei malefici.
Oggi la Grotta della Poesia, oltre ad essere uno dei punti più interessanti del comune di Melendugno a livello storico e archeologico, è anche uno dei posti più belli e suggestivi in cui fare il bagno. I mesi che vanno da giugno ad agosto sono quelli in cui la Grotta della Poesia viene più presa d’assalto dai turisti, ma se volete godervi la tranquillità del luogo, settembre è il mese più indicato per visitare la Grotta della Poesia e bagnarvi nelle sue acque come la principessa della leggenda.
Come raggiungere la Grotta della Poesia?
La Grotta della Poesia è raggiungibile in macchina da Otranto, dal quale dista 20 chilometri. Si trova nella marina di Roca Vecchia, che è situata all’interno del comune di Melendugno, in provincia di Lecce.