Vogliamo fermarci, solo per un momento, a osservare la città in cui viviamo con gli occhi di un clochard? È difficile anche solo immaginare come possano, nel moderno e tecnologico 2016, ancora esistere individui senza un luogo in cui ripararsi, costretti a vivere per strada in condizioni drammatiche e umilianti. Eppure, a quanto pare i senzatetto sono in costante aumento.
Sono così tante le loro storie, alcune straordinarie, altre così gonfie di amarezza da devastare l’anima di chi le ascolta: volti espressivi, stanchi, sorridenti o malinconici che si raccontano attraverso semplici gesti: quelli compiuti quando si siedono al tavolo di una mensa per i poveri. Se si ha la pazienza di osservarli con discrezione, senza alcun preconcetto, diventa un vero e proprio viaggio all’interno della loro vita. Tante le domande che si affollano nella mente: al termine del pasto, consumato insieme ad altri disperati, cosa faranno durante il resto della giornata? Quali sono i loro sogni, avranno parenti o amici in altre città? Come combattono il caldo d’estate e il gelo d’inverno? Ma soprattutto, com’era la loro vita “prima” di ritrovarsi seduti al tavolo di una mensa pubblica? A qualcuno, interesserà ancora la loro sorte?
Tra vecchie case abbandonate, cantieri in costruzione, ponti, stazioni ferroviarie, marciapiedi, strade buie e fermate di autobus queste donne e questi uomini raccontano la loro storia. In realtà, il classico “clochard” ubriaco dagli abiti laceri e puzzolenti, che chiede l’elemosina, è una figura ormai rara; molti di più quelli che si confondono con gli altri, i cosiddetti “integrati socialmente”, di cui facevano parte forse fino a pochi mesi prima.
Passano la notte nei dormitori, oppure sulle panchine dei parchi, in strada, sui treni e nelle sale d’attesa delle stazioni: tra di loro persone che un tempo avevano perfino lavori prestigiosi, una casa in città comoda e moderna, degli affetti. Durante la stagione invernale per scaldarsi vanno sugli autobus o nei centri commerciali, girovagano senza meta e ogni tanto tendono la mano, quando ne trovano il coraggio. Queste persone, a parte poche eccezioni, cercano di trovare disperatamente un nuovo lavoro per uscirne fuori, risalire la china, rifarsi una vita. Alcuni ce la faranno; altri purtroppo, no.