Ho trent’anni e ho l’endometriosi, oggi ne sono consapevole ma non è stato sempre così. Ho impiegato sette anni per arrivare alla parola endometriosi e ci sono arrivata da sola, sette anni di dolori, sette anni di visite, camici bianchi, ginecologi, urologi, chirurghi, esami, sette anni persi passati a sopportare dolori che gli altri non capivano, sette anni a prendere antibiotici nonostante l’urinocoltura fosse sempre negativa perché quegli atroci dolori pelvici e vescicali venivano continuamente scambiati erroneamente per cistiti, quando mi recavo in pronto soccorso nelle ecografie non vedevano niente, così due flebo e mi rimandavano a casa e dopo una settima di nuovo da capo, sette lunghi anni in cui nessuno mi ha mai parlato di endometriosi. L’unico periodo di sollievo l’ho avuto durante la gravidanza a lungo cercata e mentre allattavo, appena smesso i sintomi sono tornati più forti e prepotenti di prima, aggravati dal fatto che per ignoranza escludevano ancora di più l’endometriosi associandola solo a infertilità. Soldi spesi, diagnosi e cure sbagliate, derisa da chi non capendo la fonte dei miei mali li definiva dolori psicologi. Sette anni regalati all’endometriosi senza essere più padrona di decidere per le mie giornate, sette anni in cui a volte ho creduto realmente di essere pazza come tanti sostenevano. Ho letto per la prima volta la parola endometriosi da sola, su internet, inserendo su google l’elenco dei miei sintomi. E così l’ho riconosciuta subito, poteva essere solo lei, allora di corsa in un centro specializzato dove con la sola visita me l’hanno diagnosticata sia in vagina che al setto retto, dicendomi subito che sicuramente aveva già preso altri organi, e così era, mi scende ancora una lacrima di rabbia se ripenso ai quei sette anni, comunque quel medico operava solo nel privato e quindi non avendo l’esosa cifra richiesta ero di nuova spaventata, disorientata e sola, fortunatamente ho trovato il mio medico colui che con la sua equipe mi ha ridato una degna qualità di vita, nonostante i danni fatti ormai fossero molti. L’intervento è stato lungo e complicato, resezione del douglas, asportazione dei legamenti utero sacrali, resezione del sigma retto, resezione vescicale, rimozione di un liomioma nell’ovaio destro, gli organi erano attaccati tra loro da masse intere di aderenze.
I danni provocati al rene ormai sono li e provo a conviverci a volte meglio, a volte peggio. Dopo l’intervento a lavoro hanno saputo della mia malattia così alla scadenza del contratto hanno pensato bene di non rinnovarlo. Nei sette anni si è distrutta anche la mia relazione sentimentale, Ora ho già delle recidive ma ovviamente non si pùò gia operare di nuovo, perché ogni intervento oltre ai postumi crea nuove aderenze. Così vado avanti, ho sconvolto la mia alimentazione, vivo un po’ ai ritmi dell’endometriosi e nonostante mi senta fortunata perché ho avuto una figlia e ho trovato il medico giusto per me provo tantissima rabbia per l’ignoranza che c’è ancora su questa patologia femminile. Spero che questa mia testimonianza possa servire a qualche donna a non impiegare troppo tempo per giungere a una diagnosi perché se è vero che non esiste cura è vero anche che una diagnosi tempestiva limita i danni.