Cos’è la memoria. La memoria è considerata come la capacità di conservare e di evocare quanto si è appreso: scarna definizione che non rende affatto giustizia a tutte le capacità, alle possibilità, ai meccanismi complessi che essa sottende.
Basta pensare che a tutt’oggi ancora non si conosce la localizzazione della memoria nel nostro cervello. Un tempo si pensava che fosse situata nella corteccia cerebrale, considerata la zona responsabile delle funzioni più elevate, ma oggi, dopo vari studi neurofisiologici, si è arrivati alla conclusione che non abbiamo un vero e proprio centro della memoria ma innumerevoli circuiti deputati ad organizzare i ricordi, mentre la corteccia si limiterebbe a immagazzinarli.
Le tre memorie. In ogni momento della giornata riceviamo nella nostra mente qualche nuovo dato che, se venisse gettato alla rinfusa tra gli altri, non sarebbe possibile estrarre quando ci necessita.
Il problema è quindi come recuperare velocemente un dato fra tutto il materiale depositato.
La soluzione è una sola: quando acquisiamo nuove informazioni, è necessario immagazzinarle sempre con ordine e precisione. Esistono tre modi per poterlo fare che corrispondono a tre tipi di memoria. Le esperienze personali legate a queste tre memorie sono comuni a tutti noi.
- La memoria a brevissimo termine. Questo tipo di memoria si riferisce a tutte quelle immagini che, viste per un tempo brevissimo, rimangono nella nostra memoria per la durata di un solo secondo: un lampo, una figura proiettata per un attimo su uno schermo, un’immagine che passa fulminea accanto a noi. E’ insomma quanto “vediamo” di una cosa che è già passata.
- La memoria a breve termine. Per trattenere qualche cosa nella memoria a breve termine è indispensabile una condizione: nel breve periodo in cui si cerca di tenere a mente l’informazione, non bisogna essere distratti da altre cose. Questo fenomeno succede quando, ad esempio, dopo aver consultato una rubrica telefonica, ripetiamo mentalmente il numero che ci interessa sino a comporlo sulla tastiera del telefono. Se però udiamo il segnale di occupato, spesso siamo già costretti a riguardare la rubrica. Il breve periodo di tempo intercorso tra la composizione del numero e l’ascolto del suono è stato sufficiente a interrompere la nostra ripetizione e a provocare la dimenticanza. Vogliamo fare una prova? Leggete il numero 227958 e, per ricordarlo, ripetetelo incessantemente; dopo pochi secondi interrompete la ripetizione e cominciate a contare alla rovescia partendo da cento (100-99-98…) Arrivati a uno, e non avendo più guardato il numero scritto sopra, siete ancora in grado di ricordarlo?
- La memoria a lungo termine. In questo caso, invece, le informazioni non vengono ricordate grazie alla ripetizione continua di cui si è detto, ma per il loro significato. Chi infatti non ricorda il proprio numero di telefono o il proprio indirizzo? Queste due informazioni hanno un preciso valore e si legano a noi con estrema facilità. I ricordi si formano tuttavia in diverse maniere, e noi possiamo aiutarli a divenire permanenti.
Si può ricordare anche a lungo termine se le informazioni sono legate a un particolare significato personale, se servono a realizzare i nostri desideri, a raggiungere i nostri scopi, a soddisfare i nostri bisogni; se, insomma, contengono una forte carica emotiva. Chi non ricorda il primo giorno di lavoro o di scuola? Il segreto consiste nell’organizzare il materiale da ricordare, dandogli un significato, una regola o una struttura interna. Ad esempio, la seguente lista di nomi: zappa, automobile, gatto, badile, libellula e nave possono essere raggruppati secondo un ordine logico che ne favorisca la memorizzazione, tipo badile-zappa (arnesi del contadino), gatto-libellula (animali) e automobile-nave (mezzi di trasporto).
E’ cioè necessario che il materiale sia per noi chiaro, abbia un significato definito e che sia collegato a ciò che abbiamo già acquisito o che ci risulti familiare.