Home SALUTE Malattie psicosomatiche: un incubo cui conviverci

Malattie psicosomatiche: un incubo cui conviverci

 

maldipanciaChe la medicina si sia aggiornata anche con i termini è cosa nota, che tutti davanti al nostro medico a volte assumiamo un’aria saccente capaci di distinguere una cefalea da un’emicrania a grappolo, quella che un tempo classificavamo come semplice mal di testa, è anch’esso sotto gli occhi di tutti. Ma che un banale mal di stomaco, un po’ di fame d’aria, persino un eritema alla pelle, possa essere divenuto più materia da psicologi che da medici, forse non ci era stato mai spiegato, ma l’abbiamo appreso eccome da quando esistono le malattie psicosomatiche.

Vai in bagno troppo spesso? Non ci vai proprio? Tu pensi si tratti dell’alimentazione, oppure delle troppe bibite gassate che ingurgiti troppo in fretta contro la canicola di questi giorni e ti sbagli. Il disturbo è da ricercarsi nel profondo della tua infanzia, poco conta se hai appena festeggiato gli 80 anni, la tua infanzia continua a perseguitarti e lo farà finchè esalerai l’ultimo tuo respiro, come a ricordarti che per quanto vecchio e decrepito tu sia, sei stato pur sempre un ragazzino. Forse te lo sarai scordato, ma era a quell’epoca che la tua mamma, distraendosi, ti serviva la tazza di latte al mattino dopo il tuo fratellino di cui eri tanto geloso. Ed ecco che questa sbadataggine della tua cara ed indimenticabile mamma, te la porterai dietro tutta la vita ed ecco perché il tuo stomaco fai i capricci anche in assenza di un disturbo funzionale. Questo è anche il motivo per cui a volte ti svegli di soprassalto di notte come se ti avessero immerso in apnea sott’acqua ed ecco perché, pur trovandoti in Alaska dove le zanzare saranno sicuramente ibernate da millenni, ti sveglierai un giorno con la pelle in fiamme e ti augurerai di trovare a portata di mano uno di quegli odiosi insetti pur di dar loro la colpa del tuo eritema. Ma non ci sperare, anche questa sarà una malattia psicosomatica, cui sarà stata sicuramente responsabile ancora una volta tua mamma con la scusa della sua distrazione nel servirti il latte al mattino!

Il bello è, anzi il brutto, visto che si tratta pur sempre di malattie, che avreste voglia di urlare ai quattro venti il vostro mal di stomaco, le vostre coliche, i vostri spasmi intestinali che pure ci sono e si fanno sentire eccome. Ma la cosa più frustrante che vi potrà capitare avverrà, chissà, dopo una nottata passata in bianco a contorcervi dal dolore e dopo essere finiti di corsa al pronto soccorso, sperando che almeno lì qualcuno vi accolga con dovuta comprensione e professionalità. Ed invece in ospedale, di fronte all’assonnato medico di guardia sveglio a causa nostra, sentiremo lo stesso professionista sentenziare che il nostro dolore lancinante è solo la causa di una malattia psicosomatica. Ci diranno che siamo affetti da colon irritabile e non verremo mai presi sul serio, ci diranno che per il nostro disturbo non c’è molto da fare, un piccolo lenitivo per il dolore ma dovremo rassegnarci, col fastidio dovremo conviverci per tutta la vita. Tutta la vita con una malattia psicosomatica che ci leva il sonno di notte? No, proprio no e così inizia il calvario. Una sequela di esami del sangue, delle urine, ecografie, una Tac, che tanto quella non la si nega a nessuno e perché no, anche una risonanza magnetica, magari al cranio, visto che tutto parte dalla psiche, come ci ha appena detto il medico. Ma niente da fare, la nostra resta pur sempre una malattia psicosomatica con la quale dovremo imparare a convivere.

Ma mentre siamo più afflitti che mai, ecco lo sguardo del dottore cui ci siamo rivolti che si fa più disteso e sorridendoci ci consiglia una visita da un rinomato psicologo, vero mago nella cura delle malattie psicosomatiche. Adesso che finalmente qualcuno ci ha compreso, ci fiondiamo come un Frecciarossa, al netto degli scioperi di Trenitalia, dal mago della nostra psiche, disposti a pagare un botto di onorario al luminare purchè ci sradichi di dosso questa stramaledettissima malattia. Ma il risultato cui giunge anche il cattedratico psicologo non è molto lontano da quanto già sapevamo, dopo averci ascoltato per ore ed aver riempito una risma di carta con appunti precisi sul nostro vissuto, il medico, in modo laconico e attento ci chiede:

“Amava sua mamma?”

E certo – rispondiamo straniti – chi non ha mai amato la mamma.
Ma amava di più sua mamma o suo papà? – insiste lo psicologo
E chi se lo ricorda – pensiamo – chissà forse tutte e due allo stesso modo –
E amava il suo fratellino? – conclude il luminare
No, il fratellino no, rispondiamo di botto – era quello cui veniva servito il latte la mattina per prima dalla mia mamma che pure amavo, ricordo che volevo ammazzarlo mio fratello, quando di notte guaiva come un cucciolo di pastore tedesco, sempre affamato com’era.

Ecco il motivo, sentenzia il luminare – la “colpa” è riconducibile alla sua mamma, che serviva il latte a colazione prima al fratellino e dopo a lei. Risultato… impari a convivere con la sua malattia psicosomatica. Insomma, ho speso tanti soldi per giungere alla stessa conclusione iniziale!

Certo, raccontato così l’esordio delle malattie psicosomatiche forse è riduttivo. Eppure, magari affrontato il problema in chiave più professionale ci avrebbe portato alla stessa medesima conclusione. Le malattie psicosomatiche esistono, danno gli stessi sintomi che darebbero le stesse malattie se avessero una base organica, per capirci, se lo stomaco fosse davvero fuori uso, probabilmente lamenterebbe gli stessi sintomi, finiscono per innescare, nel tempo, vere e proprie malattie organiche agli stessi organi colpiti, interferiscono su tutti gli organi e apparati, per fortuna non tutti insieme appassionatamente nello stesso individuo, hanno un’origine nella nostra psiche, sono spesso veramente espressione di una causa remota che magari abbiamo rimosso negli anni e spesso, quell’emozione, quel nostro antico vissuto che ci ha colpito e di cui non abbiamo più memoria, ci perseguita ed innesca la malattia ritrovando nell’organo colpito il bersaglio, ma al contempo il testimonial del nostro disagio psichico.

Ecco perché fra le malattie psicosomatiche troviamo l’ansia, che nei casi gravi esplode in forme impegnative quali sono gli attacchi di panico. Chi l’ha avuto anche una sola volta nella vita, lo ricorda e lo ricorderà, avendone timore, per sempre con angoscia, con quel senso di morte opprimente che sembrava riguardarlo da un momento all’altro. Ma troviamo anche le dermatiti, le coliti che nello specifico si chiamano colon irritabile (attenzione, il verbo non andrà mai coniugato, non si dice ho il colon irritato, prima persona singolare, ho il colon irritabile è la sola e giusta definizione ).
E il fatto che ci si trovi pur sempre di fronte a malattie è quanto mai vero, per la semplice ragione che, come visto, la platea di organi e apparati in causa sono davvero tanti, non solo, il paziente soffre alla stregua di quanto soffrirebbe se si trattasse di malattie organiche, anche se non corre lo stesso pericolo per la sua sopravvivenza ma, attenzione, come detto, a lungo andare sfociare in una patologia organica su base psicosomatica non è per nulla escluso.

Gli organi e apparati che più di altri risentono di queste forme di malattie sono:
Il sistema cardiovascolare: le espressioni patologiche anche su base psicosomatica sono l’ipertensione arteriosa, le palpitazioni cardiache, la tachicardia, almeno le più frequenti.
• Sistema respiratorio: l’asma bronchiale.
• Apparato gastrointestinale: ulcera, nausea, vomito e diarrea
• sistema dermatologico: eczema, psoriasi, alopecia, ovvero perdita dei capelli.
• sistema urogenitale: dismenorrea, impotenza, dolori mestruali a volte insopportabili, enuresi, ovvero l’abitudine, soprattutto da piccoli, di fare la pipi’ a letto
• sistema neurovegetativo: mal di testa.
Ma il corollario di sintomi e malattie è di gran lunga più vasto, concludiamo soltanto dicendo che molte malattie autoimmuni, lupus, artrite reumatoide, solo per citarne due, possono anche trovare origine da malattie che in qualche modo hanno riscontri nelle malattie psicosomatiche…

La conclusione? Accidenti, se da bambino avessi saputo cosa avrei rischiato da grande, avrei fatto colazione da solo, servendomi in maniera autonoma il latte al mattino, senza aspettare che lo facesse mia mamma, la mia indimenticabile e cara mamma, che anteponeva a me, sempre l’odiato fratellino!