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Cos’è l’invidia ? Come non annegare in un oceano di invidia

InvidiaBiancaneve

Come non annegare in un oceano di invidia? O se preferite, come non incendiarsi in uno dei suoi roghi? Nessuno può sentirsi esente da questo sentimento. Almeno una volta nella vita qualcuno di noi n’è stato vittima o imputato. Ci sono luoghi dove l’invidia emerge con più irruenza come ad esempio nelle nostre sedi di lavoro, a scuola, all’università, addirittura all’interno delle nostre case. Ma cos’è l’invidia? Se dovessimo definirla, come faremmo?
Essendo un sentimento molto comune, molti addirittura l’associano ad un dolore quasi fisico. È da quando l’uomo ha messo piede sulla terra che l’invidia ci ha dato prova di cosa è in grado di fare. Per la religione Cattolica è uno dei sette peccati capitali, per la cultura Islamica lo prova chi non professa tale religione, infine per il Buddismo è figlia dell’odio. I Greci invidiavano e ammiravano le doti e le capacità dei propri avversari, ritenute doti divine, quindi invidiarle significava mancare di rispetto al Dio che le aveva donate. Uno dei peccati più gravi. Lo stesso Dante Alighieri inserisce questo sentimento nella sua Divina Commedia, mettendo l’invidiosi in Purgatorio, ma lo fa sottoponendoli a pene molto crudeli nonostante lui stesso faccia capire che rispetto ai dannati, abbiano un’aura non del tutto compromessa.

La parola stessa etimologicamente parlando deriva dal latino “Invidere” ovvero guardare con occhi maligni, ed è proprio lo sguardo che è simbolo rappresentativo dell’invidia. Purtroppo come tutti i sentimenti umani che ci circondano, rappresenta una tappa dolente che prima o poi tutti noi ci troviamo a passare. Se dovessimo dare una definizione a questo sentimento potremmo dire che è un “risentimento” portato dalla sensazione di migliorarsi, purtroppo incanalata in maniera negativa e trasformata in frustrazione.

Sembrerebbe che l’istituto di scienze radiologiche di Tokyo abbia individuato la radice di tale sentimento, derivante dalle stesse aree del cervello che si attivano proprio quando proviamo piacere per qualcosa. Ad esempio quando facciamo attività che ci piacciono o semplicemente mangiando un pezzo di cioccolata. Infatti, il carburante dell’amore, l’ossitocina, è anche alla base dell’invidia e fa sì che, a seconda dei contesti che viviamo, sentimenti come appunto l’invidia, sfocino addirittura in malvagità.

Esiste una forma patologica che vede l’invidia associata al piacere, ad esempio molti provano piacere nelle disgrazie altrui e questo è ancora argomento di dibattito per gli esperti ma è anche la riprova che anche se molti di noi non l’accettano, questo sentimento, può essere anche un confrontarsi con gli altri per migliorare noi stessi. Ma se può essere anche un sentimento positivo perché nessuno ammette di essere invidioso? Valentina D’urso, docente di psicologia generale risponde a questa domanda con molto raziocinio, dicendo che nessuno ammette questo tipo di sentimento perché è come se si ammettesse di essere inferiori agli altri e volere il loro male.

Alla base di questo sentimento c’è un meccanismo che porta alla proiezione di noi stessi. In che senso? Grazie ai nostri neuroni “specchio” riusciamo a proiettare noi stessi in ciò che è oggetto di invidia. E più gli altri ci assomigliano più la nostra immedesimazione ci porta ad invidiarli, ma questo sentimento però a detta degli esperti e come già detto, è utile perché agisce come un campanello di allarme, esattamente come quando la paura ci avvisa di un pericolo, l’invidia ci aiuta a reagire alle sconfitte della vita. Ci spinge a migliorare. Serve a capire cosa vogliamo e chi siamo. Ma quella di cui si parla è “la Sana Invidia” quella che ci stimola positivamente senza andare a danneggiare gli altri, che ci spinge ad una sana emulazione.

Ecco che può diventare una risorsa positiva che ci porta a migliorare quando l’altro diventa un modello da seguire, al contrario diventa negativa se sensazioni come delusione e rabbia ci fanno perdere il controllo di questo sentimento, allora ci danneggia distruggendo la nostra autostima e in casi più gravi, può diventare un sintomo della depressione.

Come possiamo fare allora per non annegare in un sentimento così autodistruttivo se non incanalato nella maniera migliore? Prima di tutto dobbiamo cercare di valorizzare ciò che abbiamo meritatamente ottenuto nella nostra vita e accettare l’idea che gli altri abbiano dei meriti. Questa è la strada giusta. Utile sarebbe conoscere la persona “invidiata” per rendersi conto della sua storia e comprendere quali strumenti le sono stati utili per arrivare al successo, imparare dai nostri limiti ed errori per arrivare al successo anche noi. Questo è il lavoro mentale-psicologico che ognuno di noi deve fare per sé stesso al fine di trasformare un sentimento, talvolta, così lesivo, in una risorsa di miglioramento.