Specchio di Venere vista dall’alto
Viaggio alchemico nell’isola di Pantelleria: lo Specchio di Venere
Nella magica cornice dell’isola di Pantelleria c’è un luogo in particolare che rievoca energie misteriose e ataviche: lo Specchio di Venere. Sull’unica strada provinciale che circonda l’isola, andando dal paese di Pantelleria verso la contrada di Kamma–Tracino ci si trova, dopo circa sei km di percorrenza, al bivio per Bugeber. La strada è racchiusa, per circa un centinaio di metri, tra due file di muretti a secco, caratteristiche recinzioni pantesche e quando si giunge ad una curva che impedisce di vedere oltre, non ci si aspetta lo spettacolo mozzafiato che appare appena al di là: sulla sinistra si apre una vallata che un tempo era caldera vulcanica e, sul fondo della stessa, un lago dalle acque caraibiche in cui tutta la vallata si riflette come in uno specchio.
E’ il lago, con una salinità tre volte superiore a quella marina, che è chiamato appunto Specchio di Venere. Narra un’ antica leggenda che la bella Dea soleva specchiarsi nelle acque trasparenti tutte le mattine e, a conferma della veridicità storica, ancora oggi sono visibili i resti di un Tempio che è stato attribuito proprio alla divinità dell’isola: la Venere-Tanit. Sette gradini testimoniano il valore storico-esoterico della costruzione. Sette pare fossero i gradini che conducevano all’ultimo settore delle Ziqqurat, come sette sono i “gradini” della “scala” dei chakra che conducono l’uomo materiale all’uomo spirituale, nel viaggio alchemico della perfezione dalla nigredo all’albedo. Si scende, per giungere al lago Specchio di Venere, come si scende nelle profondità di se stessi nell’alchemico VITRIOL (Visita Interioram Terrae Rectificando Invenient Occulta Lapidem) e, dopo la purificazione nelle acque trasparenti del lago, dopo aver “visto” nello specchio di Venere la nostra mostruosità, ci viene donata la filosofale salvezza della salita dei sette gradini del Tempio.
Ci viene fornito, in quel magico luogo, anche il mezzo fisico per la purificazione del corpo materiale: un fango terapeutico dal caratteristico odore di zolfo che ricopre il fondale del lago e che, una volta seccato al sole, possiamo rimuovere delicatamente immergendoci nelle pozze gorgoglianti di acqua bollente.
Viaggiare è di per sé motivo di conoscenza ma ogni viaggio andrebbe vissuto oltre gli occhi, con l’informazione storico-culturale del luogo che ci accingiamo a visitare per portare con noi, ogni volta, tutto il bagaglio di sapienza che ci viene donato in senso olistico. Di questo luogo, che i più ammirano per la sua naturale bellezza e per la possibilità di immergersi in una SPA naturale e gratuita, echi antichi ne rivelano l’essenza.
Lo storico Erodoto, nel libro IV di “Melpomene” nelle sue “Storie” ci racconta dello “strano rito con cui le bellissime fanciulle di Kirani traggono dal lago, con piume di uccello, qualcosa di simile a pagliuzze d’oro. Al riguardo si potrebbe ipotizzare un rito misteriosofico di vergini legato al culto delle acque salutifere, a cui in antico si associò sempre la fertilità, nel quadro forse di un più vasto culto di una società con venature matriarcali verso la Grande Dea Madre” una conferma remota al valore energetico presente nello specchio divino dell’isola.
La conferma della Scienza sull’unicità dello Specchio di Venere
Anche la scienza, all’attualità, pare essersi accorta delle singolarità presenti nello Specchio di Venere. Nel 2013, l’INGV ha svolto delle ricerche sul particolare sedimento biancastro che si deposita sulle rive asciutte e che sembra solido al tatto. La sua identificazione è di “stromatolite silicea”, rarissima nella struttura rilevata in loco, tanto che “questi materiali (…) rivestono da sempre particolare interesse per microbiologi, paleontologi, sedimentologi, biogeochimici e astrobiologi, in quanto contenenti, nella loro matrice minerale la registrazione della storia chimica e morfologica della vita, e rappresentano inoltre un fondamentale punto di riferimento per il riconoscimento di forme di vita primordiali in altri pianeti (ad esempio su Marte) (http://www.focus.it/scienza/scienze/nello-specchio-di-venere-si-studia-la-vita-extraterrestre).
Un’avventura alchemica, dunque, coglie il visitatore attento; una trasformazione interiore che muta l’anima invitandolo a visionare la propria “opera al nero” e una mano invisibile che lo accompagna attraverso le fasi purificatorie del sé fino a sondare il battito delle verdi e cangianti note delle acque racchiuse tra le verdi colline della caldera vulcanica. E, a ben guardare, forse quel battito ancestrale è ancora lì, confuso con il rumore delle auto e degli aerei in decollo e atterraggio, nella forma unica dello specchio della divina patrona dell’isola: il suo cuore.
Monica Benedetti