Sono 30 anni che si cercano delle soluzioni per combattere il tumore alla vescica e adesso si esamina una nuova terapia.
Secondo una statistica in Italia ci sono 26.000 casi di tumore alla vescica dopo il tumore ai polmoni. Infatti se analizziamo le statistiche fra questi due tumori possiamo notare le differenze in percentuale.
Il 78% delle persone che hanno il tumore alla vescica riescono a guarire mentre solo il 14,3% riesce a guarire dal tumore ai polmoni in Italia.
Di queste percentuali fanno parte molte persone anziane che spesso non possono essere sottoposte a delle terapie. Gli anziani presentano più patologie che rendono più debole l’intero sistema vitale e quindi si limita l’uso della chemioterapia.
Ma una nuova soluzione si sta creando con l’immuno-oncologia, una serie di diversi studi riguardanti il sistema immunitario. I ricercatori stanno studiando come il sistema immunitario può risolvere i problemi oncologici contro i tumori.
Questo sistema ha portato l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) a creare un convegno per fare chiarezza sul nuovo metodo per combattere i tumori
Il titolo del convegno Immunoterapia nei tumori del polmone e dell’urotelio, a che punto siamo? che vuole appunto indicare i nuovi passi nel mondo della medicina.
Ovviamente valgono sempre le stesse precauzioni per evitare i tumori come, per esempio, evitare le sigarette.
Infatti il tabacco è il principale responsabile dei tumori polmonari e dei carcinomi tra l’85% e il 90%. Inoltre due terzi degli uomini sono a rischio tumore alla vescica e un terzo per le donne.
Da alcune analisi risulta che la terapia immuno-oncologica svolge il suo compito specialmente nelle persone che fumano.
Il sistema immunitario risponde con più forza quando si hanno mutazioni del DNA provocate da fattori esterni. Infatti questi fattori esterni rendono le cellule tumorali “aliene” al nostro organismo che vuole rigettarle. Spiega chiaramente il Direttore Unità di Immunoterapia dei tumori umani all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano Licia Rivoltini in merito a questa terapia.
“Il grande lavoro che stiamo ora facendo è appunto mirato a capire quali sono i pazienti che più possono rispondere a questo nuovo approccio di cura”.