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Riforma Pensioni e Anticipo Pensionistico, Quanto ci costerà?

Il primo intervento della Riforma Pensioni, inserita nella prossima Legge di Stabilità è il meccanismo del cosiddetto APE ( anticipo pensionistico ). Solo il nome fa pensare all’omonimo insetto dal pungiglione facile, ma andiamo a vedere come “punge” questa Riforma Pensioni.

Con l’introduzione del c.d. APE il lavoratore può ritirarsi dal mondo del lavoro con un massimo di 3 anni di anticipo, percependo un trattamento (APE appunto) che equivale ad una sorta di anticipo sulla pensione e che dovrà essere restituito, diviso su un piano di ammortamento pluriennale con una trattenuta sull’assegno previdenziale, fin quando il lavoratore non maturerà i requisiti per la pensione di vecchiaia
pensione-di-vecchiaiaNe beneficeranno in via permanente gli over 63 dal 2017 e si tratterà comunque di una misura strutturale.

Alcuni numeri rivelano come la scelta di uscire anticipatamente dal mondo del lavoro possa arrivare a costare fino al 20% del trattamento previdenziale spettante

L’operazione verrà finanziata da istituti bancari ed assicurazioni, che erogheranno tramite INPS l’anticipo, reso poi dal pensionato ratealmente seguendo un ITER pluriennale dal momento in cui sarà maturato il requisito per la pensione di vecchiaia.

In breve chi si ritira con 3 anni di anticipo dovrebbe versare una rata compresa tra i 400 e 500 euro mensili nel corso degli anni a venire ( circa 20 ).

Per un dipendente che decide di andare in pensione con 1 anno di anticipo verrebbe maturato un trattamento pari a 1.818 netti costandogli circa 120 euro al mese, per cui dopo un anno di prestito APE, la relativa pensione ammonterebbe a 1698 euro.

Tali calcoli restano su carta, anche perché il governo ha annunciato agevolazioni fiscali atte a contenere l’impatto della decurtazione, che varieranno sulla base delle singole situazioni di reddito e non solo.

Saranno invece a carico non dei pensionati ma dello Stato gli interessi da garantire agli istituti di prestito per un costo complessivo stimati tra gli 800MLN e 1 MLD di euro.

Cosa dicono i sindacati? Continuano a rivendicare con manifestazioni nazionali,riproponendo una piattaforma per tutelare il potere d’acquisto delle pensioni superiori a 3 volte il minimo. Hanno anche richiesto il ritocco della Legge Fornero al fine di permettere l’uscita flessibile e così incentivare il ricambio generazionale nel mondo del lavoro e l’estensione del bonus di 80 euro agli assegni pensionistici più esigui.

Tutto ciò si trova sul tavolo Ministeriale e mentre i rappresentanti di Stato sono li a discutere del futuro dei nostri risparmi NOI ITALIANI aspettiamo e aspettiamo…