Manila non è una città. Non è una metropoli. Non è neanche la capitale delle Filippine. e’ molto di più e molto di altro rispetto a tutto questo. Manila è un non-luogo, uno spazio che si è allargato a dismisura fino a contenere decine di milioni di abitanti che, secondo le statistiche semiufficiali, variano dagli 11 milioni ai 33 milioni. Lo conosco bene, questo non-luogo, ci sono stato ben due volte e a lungo. Più lo conosci, meno riesci a descriverlo secondo le categorie europee e occidentali in genere.
Non si resiste a Manila. Nel senso che, appena arrivi all’aereoporto Ninoy Aquino entri in un altro mondo rispetto a tutto ciò che avresti potuto immaginare di qualsiasi mondo abitato da umani. C’è un’energia in giro che fa paura, sembra esplodere, eppure i volti delle persone sono controllati come se attorno a loro niente potesse scalfirle.
Taxi in ogni dove, fuori, che premono e i tassisti di Manila sono gli unici che decidono quando ospitarti sul loro “destriero”: “No, Sir, impossibile arrivare fino a lì, oggi, troppo traffico”. E tu ti domandi: ma allora che mestiere fanno? Se il traffico li disturba così tanto, perché fanno questo mestiere? La cosa non è spiegabile per il giro di mazzette e affari fra i politici che tengono questo business altamente redditizio in questo angolo di mondo.
C’è di più, appunto il vero protagonista di Manila: il traffico. Mai visto niente di simile. Gira tutto il mondo che vuoi, ma il traffico di Manila non ha eguali: the traffic. E’ un soggetto vero e proprio, sembra che respiri, ne parlano tutti come di un mostro o di un dio pagano che determina le vite, quasi creando un destino quotidiano a misura dei suoi capricci.
E, in effetti, è proprio così: di traffico si vive e si muore.
Sono stato quasi elevato a semidivinità da amici di Manila quando hanno saputo che avevo avuto l’ardire di guidare, dopo pochi giorni di permanenza in quella terra, nel traffico leggendario di Manila. Ce l’ho fatta e anche bene. Perché quel tipo di traffico è stupido: sono masse di veicoli che si addensano e si spostano seguendo il gigantesco gregge dettato dai comportamenti rituali e schematici che i filippini compiono.
Traffico ovunque. Ho vissuto per quasi un mese nel magnifico barangay di Ermita e da quelle parti il traffico sembra incorniciare tutto, fino alla grande piazza dedicata all’eroe nazionale delle Filippine, José Rizal, un Mazzini mezzo spagnolo e mezzo indigeno, coevo al nostro pensatore e politico risorgimentale.
Per muoversi ci sono alcuni mezzi che realmente colpiscono l’immaginazione dell’occidentale medio, dire esotici è un eufemismo: le jeepney, ad esempio (vedi immagine).
Un passaggio in jeepney, che otterrai in tempo reale, salendo su questo mostro variopinto, quasi in corsa, in certe circostanze (dipende sempre dal traffico, appunto), è molto cheap, costa poco,. Nelle Filippine tutto è popolare e tutto è friendly, quindi salti su e ti sembra di stare in famiglia. Tutti poveri e tutti solidali. Un altro mondo, un bel mondo, da questo punto di vista.
Popolo religioso, amante degli iPhone ultimo grido e dei viaggi, da sempre viaggiatori e grandi lavoratori, capaci di resilienza che sfiora e talvolta supera l’eroico, i filippini meritano un posto a parte, poche righe non riuscirebbero a tratteggiare la loro indole così diversa anche da quella degli altri popoli del Far East.
Manila è una città che nasce dal mondo coloniale spagnolo e dalla fatica di molti missionari. La sua parte antica è una bellezza da scoprire. La Chiesa di Sant’Agostino, nella parte vecchia della città, è uno spettacolo di barocco ispanico, incastonata, in Intramuros, una municipalità specifica, che racchiude il cuore antico della capitale delle Filippine.
In questo universo così complesso e stratificato, niente è prevedibile e fare un giro fuori porta può impegnarti una giornata intera, a causa del…traffico. Cento milioni di filippini accettano tutto questo con il sorriso sulle labbra e salire sul taxi non è poi una tortura, in fin dei conti. Non pagherai più di 200 php (pesos), ossia, al cambio di oggi, meno di € 4, qualunque sia il tragitto, ammesso che il tassista non sia a fine giornata oppure per le ragioni già descritte.
Se vuoi visitare le Filippine, questo periodo è il peggiore, piove sempre e i tifoni la fanno da padroni. La nostra primavera è il periodo migliore, trovi un clima caldo ma non asfissiante, umidità sempre elevata, ma non appesantita dal ristagno di acque e mutamenti climatici repentini. Vale la pena. E’ un Far East che alcuni dicono di conoscere, perché hanno fatto un pò di vacanza sulle meravigliose spiagge del Sud, ad esempio.
Ma, per capire un pò questo popolo e gustare la bellezza delle Filippine, se non passi del tempo a Manila, nei barangay giusti, a Baguio, assolutamente, fantastica città e piena di cultura, e almeno Tagaytay, a due ore, se tutto va bene, da Manila, praticamente non hai visto niente di vero e autenticamente filippino.
Lascia stare il Mindanao per ragioni di sicurezza, popolato com’è di squadroni della morte islamisti che circolano nella giungla a caccia di stranieri da rapire, e le spiagge le visiterai magari alla fine del percorso. Non perderti per nulla al mondo Baguio, un mix di natura a dir poco lussureggiante ed eleganza culturale e di costumi. Buon viaggio. Mettiti comodo, dura 18 ore.