E’ il titolo di un noto libro di Ruediger Dhalke, medico e psicoterapeuta tedesco che si occupa da molti anni di psicosomatica. Il testo, la cui prima edizione risale a sedici anni fa, è ancora attualissimo e rappresenta una pietra miliare degli studi sul rapporto corpo-mente-anima.
Con linguaggio chiaro e semplice, Dhalke sostiene che:
- Tutte le malattie hanno implicazioni psicologiche e svolgono la funzione di ridestare l’individuo alla sua vera realtà, quella spirituale;
- Affiancando la cura psicologica a quella medica si ottengono i migliori risultati e si superano con più facilità le crisi e i malanni del corpo;
- I sintomi fisici hanno una funzione estremamente positiva, a patto che chi ne soffre sia disposto ad esplorare il suo mondo interiore.
Ruediger Dhalke intende perciò la malattia come un evento carico di senso, come il sistema usato dall’anima per rendere l’uomo consapevole dei propri conflitti irrisolti. Perché ciò avvenga, però, è necessario capire i significati simbolici dei sintomi, cioè decodificare il “messaggio” dell’anima.
Così una forma depressiva può indicare una crisi che vuole farci rinascere, l’ansia la vita che cerca spazio per emergere, l’attacco di panico l’energia vitale che prorompe, la psoriasi la corazza delle emozioni bloccate, l’asma la paura di perdere gli affetti, l’aritmia cardiaca segnala il bisogno di vivere ad un ritmo diverso e la colite la necessità di liberarsi dai pensieri sporchi.
Scrive Dhalke: “Attraverso la comprensione del linguaggio del corpo ritroviamo l’accesso alle nostre radici, sia delle culture di tutto il mondo che della grande famiglia umana. Ci rendiamo conto che il modo di esprimersi del corpo è quello unico ed originario che precede la confusione babilonica delle lingue, quando tutti gli uomini comunicavano con lo stesso linguaggio.
Quando un uomo piange, il colore della pelle sulla quale scorrono le lacrime è di secondaria importanza. Conta saper distinguere invece le lacrime di gioia da quelle di dolore o di tristezza, indipendentemente dal fatto che scendano sulla pelle nera, gialla o bianca”.