Quando si soffre di ipotiroidismo, alcuni integratori a base di principi attivi di uso comune possono peggiorare il problema. Si tratta di sostanze spesso insospettabili: vediamo quali sono.
Lo iodio è un minerale indispensabile per la produzione degli ormoni tiroidei, e deve quindi essere assunto regolarmente con gli alimenti in una dose equivalente a circa 150 mcg giornalieri. Una sua carenza, com’è ovvio, può provocare ipotiroidismo e ipertrofia della ghiandola. Ma, sorpresa, un suo eccesso può peggiorare, paradossalmente, la tiroidite di Hashimoto, ossia la forma più comune di ipotiroidismo su base autoimmune. Se si assume lo iodio con un integratore occorre quindi fare attenzione: alcuni prodotti contengono fino a 150 mcg per dose, che sommati allo iodio assunto con l’alimentazione costituiscono un introito eccessivo. Gli integratori che contengono questo minerale sono, solitamente, quelli anti-cellulite e multi-minerali.
La melissa è una pianta dalla documentata efficacia rilassante e antispasmodica. E’ uno dei principi attivi più utilizzati negli integratori per combattere l’insonnia. Purtroppo, il risvolto negativo è il fatto che ostacola il buon funzionamento della tiroide, e quindi occorre prestare attenzione in caso di ipotiroidismo. Qual è esattamente il legame? Ebbene, la melissa riduce la produzione di TSH, l’ormone che stimola la tiroide a produrre T3 e T4. Senza TSH, la tiroide non funziona.
Gli integratori di fibre sono indicati per combattere la stitichezza, che tra l’altro è facilmente presente con l’ipotiroidismo, ma un loro uso smodato aumenta la rapidità di svuotamento dell’intestino, in modo analogo a quello che succede con la diarrea. Risultato: l’assorbimento dello iodio (e di altre sostanze) risulta così ostacolato. Questo non significa eliminare le fibre, ma che gli integratori vanno utilizzati senza esagerare.
Il fluoro aiuta, pare, a prevenire la carie, e in commercio sono reperibili integratori contenenti questo minerale sia per bambini che per adulti. Gli studi in materia, per quanto numerosi, sono controversi, ma molti membri della comunità scientifica invitano alla prudenza per via della probabile relazione fra questo minerale e una ridotta funzione tiroidea. Ad avvalorarla, uno studio condotto dall’università del Kent (Inghilterra), che ha evidenziato la relazione fra i livelli di fluoro nell’acqua potabile e l’aumento effettivo dei casi di ipotiroidismo nelle aree dove la sua concentrazione è maggiore.
La soia è largamente impiegata in integratori specifici per la menopausa, anche se recenti studi smorzano gli entusiasmi sulla sua reale efficacia in proposito. Per quanto riguarda gli ormoni tiroidei, il problema può nascere dal fatto che questo legume riduce l’assorbimento dello iodio, legandosi ad esso nell’intestino. Le ricerche degli ultimi anni, però, evidenziano che la correlazione negativa si ha solo con un consumo eccessivo, che richiederebbe l’inclusione della soia nell’alimentazione quotidiana associata a un integratore ad alti dosaggi.
Infine, un eccesso di calcio, minerale fondamentale per prevenire l’osteoporosi, può influire in modo negativo sull’ipotiroidismo e ostacolare l’assorbimento degli ormoni sintetici usati per curarlo. In quest’ultimo caso, la soluzione consiste nel distanziare di almeno 2 ore l’introito dell’integratore rispetto a quello del farmaco.