Reparo. Con questo termine gli antichi latini si riferivano all’atto di ricostruire o riedificare qualcosa a livello materiale, ma i nostri padri culturali avevano un’intelligenza sottile che costantemente piegavano al ragionamento filosofico e forse è proprio per questo motivo che quello stesso verbo veniva utilizzato anche per indicare un altro concetto meno pragmatico ma ben più profondo: ristorare, rafforzare e soprattutto rinascere.
Quello stesso messaggio di riparazione dell’anima vecchio di secoli oggi viene cantato da un sax tenore degli anni settanta poggiato su un tavolo accanto ad un mare di grandi fogli da disegno, carboncini e spartiti. No, non è la spettacolare scenografia di un film di Tim Burton, è ben altro, è l’universo interiore di un artista che assume le forme del mondo reale. Questo e molto altro è Danyart.
Danyart è il nome d’arte di Daniele Ricciu, tenor-sassofonista jazz, compositore e insegnante che con il suo amato Grassi Vintage del ’77 al collo ha trovato “la sua voce”, una voce che sulle note ermetiche e suggestive del jazz racconta al mondo una storia d’amore, di dolore e di rinascita con la più passionale della amanti, la Musica, una musica che guarisce, che lecca le ferite e ricuce gli strappi dell’anima, una “Musica che ripara”.
«La Musica mi ripara» è appunto il nome del suo disco, nove brani nei quali il suo sax racconta altrettante storie con la stessa magia che contraddistingueva i vecchi cantastorie dei tempi andati.
L’arte è come l’amore e si manifesta in modi tanto diversi quanto importanti. Gli artisti sono per questo considerati custodi di un segreto, depositari di un magico potere che permette loro di leggere tra le righe, dipingere emozioni, raffigurare il cieco dolore, danzare senza toccare il suolo e parlare tra chiavi di sol e pentagrammi. Ogni artista ha il suo dono come ad ogni mago harrypotteriano spetta una sola bacchetta.
Ci sono però volte in cui un solo talento non basta a dare voce all’anima ed ecco che il carboncino incontra la melodia e un sax tenore trova posto accanto ad un album di carta bianca, l’artista disegna la sua musica mentre suona per i suoi quadri. Questo è un piccolo squarcio nell’incredibile universo artistico di Danyart che oltre al sax ha un altro grande dono artistico: il disegno. Con ogni brano del suo disco convoglia a nozze un quadro, un ritratto, un altro modo che Danyart ha trovato per raccontare non solo la sua interiorità sconfinata ma qualcosa di molto più reale, una lettura sulla storia contemporanea fatta tanto di vita e amore per i dettagli quanto di dolore e angoscia, di sentimenti che caratterizzano il mondo in cui ognuno di noi è immerso ogni giorno.
La riparazione dell’anima è un percorso accidentato e non sempre lineare, la vita degli artisti non è mai caratterizzata da strade a scorrimento veloce. Così la linea del pentagramma che ha intrecciato le dita di Danyart alle chiavi del suo sax non è sempre stata chiara e ben delineata. La loro è una storia nata tra le mani di un bambino di 8 anni che nella Banda musicale della sua città, Tempio Pausania nel nord della Sardegna, imparava a suonare il clarinetto, uno strumento imparentato proprio con quel sax che dieci anni dopo ha reso quel bambino un grande sassofonista. Crescendo accompagnato dalla musica dei Dire Straits e degli Spandau Ballet ha trovato la colonna sonora della sua vita nel jazz, un genere introverso, di non sempre facile lettura ma che, a chi vuole ascoltare, sa raccontare storie incredibili. È stato poi naturale cavalcare metaforicamente l’onda di quel mare tanto amato dall’artista che lo ha sobbalzato nell’universo dei grandi della storia del jazz da Coleman Hawkins e Dexter Gordon, passando per Gato Barbieri e Albert Ayler fino a giungere al suo maggior riferimento musicale John Coltrane al quale Danyart ha dedicato anche uno dei suoi ritratti più apprezzati.
Nel corso degli anni Danyart ha collezionato innumerevoli esperienze professionali di rilievo dai primi seminari formativi fino alle ultime collaborazioni artistiche, connubi che hanno permesso all’artista di scovare nel territorio italiano i cinque musicisti che lo hanno accompagnato nel disco «La Musica mi ripara»: Simone Sassu e Matteo Cara al pianoforte, Antonio Argiolas e Paoletto Sechi alla batteria e Fabrizio Fogagnolo al contrabbasso. Il disco, che è stato interamente curato da Danyart nella composizione delle musiche, nei mixaggi, nel mastering e nella registrazione, è accompagnato da tredici illustrazioni dello stesso artista che insieme con le note del suo sax raccontano squarci di vita personale, comprendendo riflessioni sull’umanità contemporanea infarcite dagli interessi scientifici, storici e sociologici che Daniele coltiva fin dalla tenera età per poi giungere alle grandi passioni e ai profondi dolori che inevitabilmente sopraggiungono con il passare degli anni, un bianco e nero artistico che nasconde le molteplici tinte di una vita da suonare e disegnare.
Danyart, che al momento è già impegnato nella realizzazione del suo nuovo album, sta partecipando a numerose occasioni live di musica insieme con il gruppo Danyart Quartet nel quale al suo strumento si uniscono Sassu al pianoforte, Daniele Pistis al contrabbasso e Argiolas alla batteria. Inoltre collabora con altri musicisti in riuscite formazioni in trio o duo sax e voce o sax e pianoforte. Un progetto del tutto nuovo e di grande valore è in ultimo il concerto in assolo “Dalla tragedia alla bellezza” che si terrà a Lo Teatrì di Alghero il 21 dicembre 2018 . Una serata interamente scritta dall’artista in cui la voce del suo sax sarà accompagnata dalla proiezione delle sue opere e dalla lettura di brani scelti opera dello stesso Daniele e di altri grandi artisti della letteratura internazionale che lo hanno ispirato in questi anni.
Sono passati già nove anni da quanto in una tempestosa giornata di dicembre il destino ha fatto incontrare Danyart ed il suo inseparabile sax tenore arrivato nella vita dell’artista in una scatola bagnata consegnata distrattamente da un corriere. Un acquisto fatto un po’ per caso a scatola chiusa che si è rivelato l’inizio di un’amicizia indissolubile tra le mani di un artista e le chiavi di un vecchio sax che al collo di Danyart ha trovato nuova vita.
La musica ripara l’anima ma è capace anche di creare e plasmare, per questo non resta che aspettare di ascoltare cosa ancora nascerà dalle mani di un artista che ha ancora tanto da dare al suo pubblico, anzi, oserei dire, che è solo l’inizio.
Per contattare l’artista potete scrivere all’indirizzo daniele.coltrane@yahoo.it e seguirlo sulla sua pagina Facebook dove pubblica costanti aggiornamenti degli appuntamenti musicali https://www.facebook.com/danielericciu2