
Il virus dell’epatite C è stato considerato fino ad oggi uno dei più pericolosi in circolazione. I motivi sono la sua vastissima diffusione e le cure di rado risolutive. Ma le cose stanno cambiando.
L’epatite C è una malattia perlopiù cronica provocata da un virus che aggredisce il fegato. L’esordio è di frequente subdolo, con sintomi come stanchezza e malessere ai quali talvolta si associa ittero. La cronicizzazione è un’evenienza comune. Questo significa che purtroppo la malattia progredisce, portando nell’arco di decenni alla cirrosi, ossia la degenerazione irreversibile del parenchima epatico (i tessuti del fegato).
Il virus HCV responsabile presenta 9 tipi diversi, a loro volta suddivisi in numerosi sottotipi. Non è una buona notizia: ogni genotipo richiede una cura mirata, complicando le cose. Come se non bastasse, le mutazioni virali sono frequenti. Questo rende talvolta ragione della perdita di efficacia delle cure tradizionali. Si è visto che il problema riguarda più facilmente i pazienti sottoposti a terapia inadeguata, per quantità o potenza del farmaco, oppure che non seguono il protocollo terapeutico in modo regolare.
Ma i progressi scientifici stanno avendo la meglio sulla malattia. Fino a poco tempo la strategia curativa si basava sul potenziamento delle difese immunitarie. In primo luogo, veniva impiegato l‘interferone pegilato (l’interferone, o meglio gli interferoni perché ne esiste un’intera classe, sono proteine prodotte dalle cellule del sistema immunitario) in associazione alla ribavirina. Ma gli effetti collaterali erano pesanti, e i risultati incerti.
Oggi però sono entrate in campo molecole aventi tutt’altro meccanismo d’azione. Gli antivirali ad azione diretta abbassano, fino ad azzerarla, la carica virale. Significa, cioè, che eliminano il virus dall’organismo. Altro dato importante, si tratta di farmaci pangenotipici, ossia in grado di agire sui diversi genotipi. Ci sono differenze fra il risultato sui diversi ceppi, ma complessivamente si supera il 90%. L‘Epclusa, formato dall’associazione di 2 diverse molecole, risulta attivo su ogni genotipo, con percentuali di eradicazione del 99%. La cura dura 12 settimane, rendendola ancora più tollerabile. Gli effetti collaterali, stanchezza, diarrea, dolori addominali, cefalea e anche nervosismo, non sono permanenti, e non si presentano necessariamente in tutti i pazienti.
Ma chi ha diritto alla cura a carico del SSN? Fino a poco tempo fa la risposta era sconsolante, perché i criteri di ammissione prendevano in considerazione solo i pazienti gravi. Oggi non è più così. Tutti i pazienti hanno diritto alle cure. Merito dell’abbattimento dei costi, dopo un braccio di ferro Aifa-Gilead che ha segnato una netta vittoria della prima. L’Epclusa infatti costava circa 50.000 € a paziente, ora ne costa, in Italia, 8.000.
I malati italiani ufficiali di epatite C sono circa 300.000. Sembrano tanti, eppure stando agli epidemiologi si tratta di un dato non attendibile, perché all’appello mancano tutti i casi non diagnosticati. Quanti sono? Troppi, si parla, almeno, di 700.000 malati ignari di esserlo. Il totale quindi è un milione di individui affetti da epatite C.