Il matrimonio è un modo, impegnato e produttivo, di vivere e di crescere in due, nella consapevolezza che, in due, si è più forti.
Oltre ad essere una delle varie fasi attraverso le quali si realizza l’evoluzione costante della personalità, il matrimonio favorisce altri progressi nella maturità dell’individuo e della coppia. Il matrimonio rafforza l’autonomia: si conquista la possibilità di vivere vicino a un altro senza doverne dipendere e senza, con ciò, perdere la propria identità.
La vicinanza a un’altra persona può ricordare la dipendenza infantile dalla madre, però, nel matrimonio, essa non deve ripetere quella relazione. La dipendenza materna è obbligata, la vicinanza coniugale è invece una libera scelta: sposarsi non deve significare annullarsi né regredire.
Vivere in due richiede pazienza e disponibilità ad adattarsi alle abitudini dell’altro. Non è sempre facile raggiungere questo obiettivo, poiché entrano in gioco molti fattori di varia origine.
Dopo aver intervistato 437 coppie della classe media-superiore, due ricercatori americani hanno identificato cinque tipi di matrimonio.
Nel matrimonio totale c’è un’unione profonda e intensa fra i coniugi, tanto completa che la coppia può essere considerata dagli altri nevrotica e isolata.
Nel secondo tipo, il matrimonio vitale, i coniugi sono sempre e attivamente uniti in qualsiasi aspetto della vita familiare.
Nel matrimonio passivo-congeniale i conflitti sono sempre minimizzati e l’unione è considerata una sistemazione niente più che conveniente.
Il quarto tipo è il matrimonio devitalizzato: per quanto i coniugi siano annoiati e disillusi, ritengono di essere ancora uniti da affetto.
Infine, c’è il matrimonio con abitudine al conflitto, dove prevalgono le discussioni, i litigi, i brontolii, gli scontri, che sono tuttavia considerati dai coniugi come accettabili e anche fonte di una certa stabilità del rapporto.
Sulla base di questa classificazione, quale tipo di matrimonio pensi che sia il tuo?