Che cos’è l’intelligenza emotiva
Tutti noi siamo soliti, nel nostro quotidiano, a sentire parlare di intelligenza, intesa come la capacità di affrontare situazioni e problemi mettendo in atto il proprio sapere. Ma l’intelligenza emotiva che cos’è? Nel 1990 il Professor Salovey ed il professor David J. Sluyter scrissero per la prima volta un’articolo proprio su di essa, intitolandolo Emotional Intelligence e definendola come: la capacità di controllare le emozioni ed i sentimenti sia propri che altrui tramite la valutazione, la regolazione e l’utilizzo delle emozioni.
Ma tale definizione venne, nel corso del tempo ed in base ad ulteriori studi effettuati, modificata in quanto ci si accorse che trattava solo le emozioni e non un ragionamento concreto sui sentimenti. Così fu definita come: l’intelligenza emotiva che coinvolge l’abilità di percepire, valutare ed esprimere un’emozione, l’abilità di accedere ai sentimenti, e/o crearli quando facilitano i pensieri, l’abilità di capire l’emozione e la conoscenza emotiva, l’abilità di regolare le emozioni per promuovere la crescita emotiva ed intellettuale. (pagina 5 art. Peter Salovey and David J. Sluyter “Emotional development and Emotional Intelligence: educational implications” 1997)
Nel 1995 lo psicologo statunitense Daniel Goleman scrisse un libro intitolato Emotional Intelligence che venne poi tradotto in Italia sono due anni più tardi e che prese il titolo di ‘Intelligenza emotiva, che cos’è, perchè può renderci felici’. Goleman spiega e delucida quanto importante sia l’uso corretto delle emozioni sia sul piano personale che professionale e lavorativo.
L’intelligenza emotiva, per tanto, serve a capire le nostre emozioni e quelle delle persone che ci circondano e, con le scienze cognitive, gestiamo tutti i nostri sentimenti e quelli altrui allo scopo di raggiungere gli obiettivi preposti, controlliamo gli umori, gli stati d’animo ed impariamo a non arrenderci. Ma Goleman afferma che l’intelligenza emotiva si basa su sei pilastri.
- Consapevolezza di se stessi, questo fa si che i risultati vengano prodotti riconoscendo i propri pensieri e le proprie emozioni
- Padronanza di se stessi, ossia la capacità di utilizzare al meglio i propri sentimenti per un’ottima finalizzazione
- Avere motivazioni, essere abili a scoprire i motivi interiori che spingono alle azioni
- Essere empatici, ossia avere intuizione per i sentimenti e per le emozioni altrui per creare un contatto
- Essere bravi nella socializzazione, ovvero la capacità di costruire rapporti interpersonali
- Capacità decisionali
In base a questi sei pilastri Goleman afferma che l’intelligenza emotiva ci consente di orientarci volontariamente verso obiettivi comuni o individuali. La mancanza di quest’ultima farebbe si che la vita fosse vissuta all’insegna di paure esistenziali ed insuccessi sia a livello affettivo che lavorativo. Ma come si può sviluppare l’intelligenza emotiva?
Sviluppare l’intelligenza emotiva è possibile
I primi passi che possiamo compiere da soli per un buono sviluppo dell’intelligenza emotiva si basano sostanzialmente sul contatto interno con noi stessi. Dobbiamo imparare ad ascoltare le nostre necessità, le nostre emozioni, i nostri sentimenti, in modo da essere in grado di potere riconoscere e gestire ogni stato d’animo che pervade il nostro corpo e la nostra mente. Questo è importante in quanto ci proietta in una dimensione tale da potere, non solo capire meglio noi stessi, ma anche di poterci porre in modo più sensibile di fronte agli altri.
Un secondo passo utile è quello del linguaggio non verbale, ossia, il sapere cogliere le sfumature delle cose senza la necessità che ci vengano spiegate. Impariamo quindi a calzare le scarpe del nostro prossimo e ad osservare chi ci circonda. Altro aspetto indispensabile per un corretto sviluppo dell’intelligenza emotiva è sapere gestire le emozioni e le situazioni negative. Trarre da esse tensioni e nervosismi creerebbe in noi un’alone di energie negative dannose per il nostro benessere psico-fisico. Anche se pare difficile, la cosa fondamentale da fare è incanalare la negatività e trasformarla in positività, scaricando la tensione. Prendere consapevolezza dei propri limiti emotivi è molto utile nel percorso di sviluppo dell’intelligenza emotiva, in quanto, non solo permette di migliorare il controllo di noi stessi, ma anche di gestire al meglio le diverse situazioni di frustrazione che la vita ci presenta. Ultimo, ma non per questo meno importante, è l’ottimismo, o più comunemente detto il ‘pensiero positivo’. Porsi con positività dinnanzi alle situazioni ci fa partire con la marcia giusta per affrontare i problemi. E’ stato appurato che chi pensa positivo ha notevoli possibilità in più di risolvere i problemi e di ottenere i risultati rispetto a chi parte con atteggiamenti disfattisti e negativi.
L’intelligenza emotiva in campo medico
Nel 1995 l’intelligenza emotiva, trova le porte aperte anche in campo medico, grazie all’apporto di Goleman. Egli suggerì, ad alcuni ospedali, di seguire dei programmi di formazione per i pazienti prossimi ad interventi chirurgici in modo da potere fornire un’adeguata preparazione psicologica, anche grazie al supporto di tecniche di rilassamento, in modo da limitare le ansie, le paure ed i dubbi. I risultati furono notevoli, poichè dimostrarono che i tempi di recupero post – operatori si riducevano addirittura di due / tre giorni. Da questo “esperimento” si riuscì a capire l’importanza che ha, avere all’interno delle strutture sanitarie personale sia medico che infermieristico con una elevata intelligenza emotiva, in modo da poter creare una liaison con i pazienti ed in modo da poter far si che si crei una situazione di sintonia in cui parlare ed ascoltare.