E’ inutile negarlo o fingerci, inesorabilmente, dei moderni supereroi: i ritmi frenetici di oggi sono stressanti. Molto stressanti.
La maggior parte di noi trascorre circa otto ore al giorno al lavoro per poi tornare a casa e barcamenarsi tra lavori domestici, figli, cani, gatti, i più tecnologici alla lista aggiungono: Blog, Social Network, ecc.
Insomma usciamo da un luogo di “pensieri” come può essere l’ufficio e ne entriamo subito in un altro che è la casa.
Quando troviamo il tempo per staccare la spina?
Quando troviamo il tempo per liberare la mente dai pensieri e il corpo dalle tensioni accumulate?
Pensare a noi stessi è essenziale per la sopravvivenza urbana.
Un ottimo modo, o per lo meno, un ottimo modo per me è: camminare.
Come ci racconta David Le Breton, sociologo e antropologo, nel suo “Il mondo a piedi. Elogio della marcia” il camminare ormai non può più essere considerato il modo principale per muoversi ma trionfa come ricerca di tranquillità, di silenzio, di contatto con la natura e con se stessi.
Camminare è anche camminare in città, è anche perdersi tra le vie conosciute, sconosciute dei luoghi della nostra quotidianità. Camminare è una meditazione attiva in cui il corpo è attivo e la mente può librarsi in pace.
Lo stesso Rousseau era d’accordo sul fatto che la marcia è un momento ideale per esercitare la libertà di pensiero e dice: “Camminare ha un qualcosa che anima e ravviva le mie idee”.
Camminare non deve necessariamente essere il week end di trekking ad alte quote in montagna, camminare è anche raggiungere il lavoro a piedi, laddove possibile, oppure uscire per la pausa pranzo e raggiungere il parco più vicino.
Camminare può anche essere portare a spasso il cane, oppure scendere la sera e andare a svuotare i bidoni non esattamente sotto casa ma raggiungere quelli più lontano.
Insomma, fondamentalmente, camminare è prendersi del tempo!
E voi, ve lo prendete del tempo?