Othello è un gioco da tavolo adatto a due giocatori. Si tratta di un gioco di abilità.
In Italia nel 1985 è nata la Federazione Nazionale Gioco Othello e Reversi (FNGO). Tra i tornei più importanti si annovera il Gran Città di Roma, organizzato ogni anno nella capitale. Inoltre sempre a Roma nel 2010 si è svolto il Mondiale di specialità.
Il primo italiano a conquistare il titolo di campione del mondo, nel mondiale che si è svolto a Oslo nel novembre 2008, è stato il milanese Michele Borassi, che si è quasi ripetuto, giungendo però questa volta secondo, nel mondiale del 2010. Sempre nel 2008 la nazionale italiana, composta da Michele Borassi, Donato Barnaba e Roberto Sperandio, è giunta seconda alle spalle del Giappone.
Il gioco necessita di una scacchiera di 64 caselle e di 64 pedine bianche e nere. Ogni casella è individuata da una coppia riga-colonna. Le righe sono numerate dall’uno all’otto, mentre le colonne sono individuate dalle prime otto lettere dell’alfabeto.
Per iniziare il gioco si devono disporre al centro della scacchiera due pedine bianche e due nere, accostate sulla verticale e sull’orizzontale, oppure incrociate.
Durante lo svolgimento del gioco, i giocatori, a turno, pongono una pedina del loro colore, ossia o bianco o nero, adiacente a quelle già presenti sulla scacchiera allo scopo di chiudere una pedina avversaria tra due delle proprie e “ribaltarla”, ovvero farla diventare del proprio colore. Il primo ad iniziare il gioco è il giocatore che ha le pedine del colore nero. È possibile incastrare le pedine in orizzontale, in verticale e in diagonale e, a ogni mossa, si possono girare pedine in una o più direzioni. Sono ammesse solo le mosse con le quali si gira almeno una pedina, se non è possibile farlo si salta il turno. Non è possibile passare il turno se esiste almeno una mossa valida.
La partita finisce quando tutte le caselle sono occupate. Vince chi sulla scacchiera ha più pedine del proprio colore.
Un giocatore al primo approccio tende a di massimizzare ad ogni mossa il numero di dischi capovolti dimenticandosi l’importanza degli angoli. Un disco posato in un angolo infatti, bisogna precisarlo, non può essere in alcun modo capovolto. Dopo aver conquistato un angolo, le pedine dello stesso colore ad esso adiacenti su uno dei due lati diventano anch’esse stabili.
Un altro vantaggio è quello di minimizzare inizialmente il numero delle proprie pedine e massimizzare quello dell’avversario.