Home SALUTE 3 falsi miti da sfatare sull’immigrazione

3 falsi miti da sfatare sull’immigrazione

Sfatiamo miti e bufale sull’immigrazione

3 falsi miti sull’immigrazione

Sul tema immigrazione circolano moltissime notizie che si traducono spesso in bufale e fake news alimentate da idee estremiste. Vediamo 3 falsi miti sull’immigrazione 

1. Assieme ai migranti arrivano anche in Italia le malattie infettive

Niente di più falso. Gli stranieri rappresentano, attualmente, solo l’8,3% della popolazione residente in Italia, meno di altri Paesi come Germania (10,5%) e Spagna (9,5%). Inoltre la tesi che smentisce il fatto che i migranti portano con sé malattie contagiose è data dal cosiddetto “migrante sano” nel senso che esiste una autoselezione in partenza.  Cioè  solo i soggetti più forti della comunità intraprendono il difficile percorso migratorio. Per tale motivo non si può parlare di emergenza. I migranti che arrivano sulle nostre coste sono giovani e in buono stato di salute. Tuttavia a causa della povertà, dell’irregolarità e del difficoltoso accesso ai servizi, possono sviluppare nel Paese ospitante malattie legate alla scarsa igiene e al sovraffollamento, pertanto non sono portatori di malattia esotiche quanto piuttosto bisognose di tutela e protezione.

2. Gli immigrati occupano i nostri posti letto e sfruttano i servizi sanitari

Recenti valutazioni economiche hanno dimostrato che gli stranieri residenti in Italia si ricoverano con minore frequenza e in rapporto agli italiani consumano meno risorse. A livello nazionale il rapporto tra numero di ricoveri per eventi acuti su 1.000 residenti è pari a 123 per gli italiani e a 102 per gli stranieri. Inoltre se si considerano i ricoveri per convalescenza, i dati mostrano quasi il doppio per gli italiani rispetto agli stranieri (6,7 contro il 3,5 per 1.000 residenti). Poiché i migranti sono più giovani, i ricoveri riguardano  principalmente patologie acute ed emergenze, traumi, complicazioni e interruzioni della gravidanza. Quindi si tratta di malattie più  semplici da gestire e minori spese per diagnosi, trattamenti e personale medico impiegato. Viceversa gli italiani, in media molto più anziani, si ricoverano con maggiore frequenza per patologie croniche che richiedono degenze più lunghe, complesse e generalmente più dispendiose.

3. L’immigrazione ha portato malattie ormai scomparse da secoli come la tubercolosi

Nonostante la TBC sia rara (meno di 10 casi su 100.000 abitanti)  non è scomparsa del tutto dal territorio nazionale né è stata reintrodotta recentemente dai fenomeni migratori. Come dimostrano diversi studi la trasmissione della malattia dagli immigrati alla popolazione residente è un evento estremamente raro poiché presuppone un contatto prolungato (alcune ore) in ambiente ristretto e con un malato in fase avanzata. Tale condizione si sviluppa in paesi e città più svantaggiate tra gli stranieri che hanno acquisito in terra propria l’infezione in forma latente (non contagiosa). La malattia si sviluppa solo quando il sistema immunitario provato da condizione di stress, sovraffollamento, scarsa igiene e malnutrizione, non riesce più a controllare. Per cui i migranti che sbarcano in Italia non presentano più la malattia in fase attiva e di conseguenza contagiosa. Secondo uno studio condotto dal Ministero della Salute in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, su circa 5.000 migranti ospiti di centri di accoglienza, tra maggio 2011 e giugno 2013, è stato evidenziato 1 solo caso di sospetta tubercolosi.

Fonte: https://www.issalute.it/index.php/falsi-miti-e-bufale/i-migranti