Valutare un alunno partendo dalla partecipazione permette ad un insegnante di fare osservazioni complete e quotidiane. Ormai valutare non è un mero esercizio numerico in cui esibirsi in occasioni specifiche come interrogazioni e compiti, ma valutare un alunno partendo dalla partecipazione dà il senso di come oggi gli elementi in gioco sono tanti e sono diversi. Il processo di apprendimento è variato e oggi davvero ha al centro l’alunno con le sue peculiarità e la sua individualità. Un tempo valutare era spesso adeguare il voto in base alla classe, oggi non è più così: ogni alunno ha una valutazione che è personale.
Cosa si intende per partecipazione?
Valutare un alunno partendo dalla partecipazione pone una questione di base relativa al senso della partecipazione. Per partecipazione infatti si intende il semplice essere presente in classe o sentirsi coinvolti alla lezione?
Sembrerà strano, ma entrambi i significati sono utili ai fini della valutazione.
Valutare un alunno partendo dalla partecipazione presuppone infatti la presenza a scuola: più si è presenti più si ha la possibilità di sentirsi coinvolti. I due sensi della partecipazione sono quindi complementari e l’uno e necessario all’altro.
Quando un alunno è presente in classe potrà sentirsi coinvolto e quindi parteciperà attivamente e anche la valutazione risentirà di ciò: tanto più sarà alta la partecipazione tanto più alta sarà la possibilità di avere valutazioni positive.
C’è sempre, tuttavia, l’alunno che pur presente non vorrà sentirsi coinvolto e allora necessariamente la valutazione non potrà che risentirne.
Valutare un alunno partendo dalla partecipazione è certamente il primo passo di un nuovo approccio con la valutazione: si considereranno poi le competenze acquisite, il saper fare, il saper essere, l’atteggiamento verso la didattica e l’immancabile aspetto educativo.
Solo mescolando questi elementi la valutazione sarà davvero incentrata sull’alunno e sulle sue potenzialità.