E’ ormai noto a tutti il grande afflusso di giovani che decidono di lasciare l’Italia ogni anno alla conquista della terra dei canguri, è davvero la terra promessa?
Cerchiamo di capire insieme cosa comporta fare una scelta così impegnativa e cosa sono le famose “farm” australiane.
Le farm, che tradotto in lingua italiana vuol dire fattorie sono uno step che i giovani che intraprendono questo viaggio devono superare se vogliono l’opportunità di poter vivere in Australia.
Il visto “Working holiday visa” (che si può richiedere online direttamente sul sito governativo australiano) ha un prezzo di circa 400 euro e consente ai giovani che non abbiano superato i 31 anni di età di vivere un’esperienza di un anno sul territorio australiano.
Questo visto permette di lavorare e di studiare ma, come fare a prolungare la permanenza?
Ecco qua, il governo australiano propone ai giovani immigrati di prolungare la validità del visto per un altro anno semplicemente lavorando per 88 giorni in una farm.
L’Australia terra degli immensi spazi, la cui terza entrata per il Paese è data proprio dall’agricoltura ha bisogno di manodopera.
Questi lavori devono essere svolti nelle aree regionali, ossia le aree meno popolose, che solitamente non distano che poche ore dalle grandi città.
Il governo mette a disposizione un numero verde a cui è possibile richiedere informazioni sulla richiesta di lavoro in quel dato momento, ad esempio a febbraio è il periodo di raccolta dell’uva e quindi ti indirizzeranno in zone vinicole.
I lavori sono vari, si passa dai più comuni lavori di “picking”, cioè la raccolta di frutta o verdura, a lavori in allevamenti a diretto contatto con gli animali.
La terra dei canguri è piena di immensi allevamenti di vacche e pecore (l’Australia è la seconda produttrice mondiale di lana!) e non solo.
Anche determinati lavori nell’ambito dell edilizia, se svolti nelle raccomandate zone regionali, hanno validità di farm.
Bisogna riflettere sul fatto che spesso molti ragazzi si trovano a lavorare in condizioni disagiate, a dormire in catapecchie provvisorie e a vivere in mezzo al nulla durante la loro esperienza in fattoria. Questo però non frena le centinaia di gioani che decidono lanciarsi in questa avventura.
Il governo però pone un tetto minimo di guadagno ( che si aggira intorno ai 17 dollari l’ora) sotto al quale non riconosce la validità delle farm, questo per evitare che qualche farmer se ne approfitti sfruttando i ragazzi e per aggirare il lavoro nero.
Tutto in regola, tutelati dal governo, sono in molti quelli che si mettono in gioco e prendono in mano per la prima volta un attrezzo da lavoro e vanno a raccogliere banane nelle zone più remote dell’Australia.
Questi famigerati 88 giorni diventano per molti un’esperienza di vita costruttiva ed utile che spinge anche i giovani a riscoprire lavori ormai dimenticati in Italia e soprattutto li porta ad un contatto diretto con la natura e con gli animali di un Paese ricco di sorprese.
Ecco, queste sono le famigerate farm, un’esperienza culturalmente importante che offre un’opportunità in un Paese in larga espansione che può offrire molto ai giovani o un’esperienza spiacevole per chi è abituato agli agi della vita in città?