Le mutilazioni genitali femminili, violenza aberrante che comporta una lesione degli organi genitali femminili, purtroppo oggigiorno sono una realtà’ piuttosto diffusa in medio oriente e Africa in quei paesi fortemente tradizionalisti perpetuata in nome di obblighi religiosi e sociali. Sono 100 milioni nel mondo, le ragazze vittime di mutilazioni genitali femminili secondo le stime dell’organizzazione mondiale della sanità.
Le mutilazioni sono una grave violazione dei diritti umani di bambine e ragazze, in quanto prevedono il taglio, la cucitura o la rimozione di parte o di tutti i genitali esterni. I rischi di una simile brutalita’ sono l’emorragia, lo shock settico e le infezioni, senza contare i danni fisici sessuali e psicologici terribili che subiscono bambine e ragazze.
Gran parte delle ragazze che subiscono questo tipo di violenza si trovano in 29 paesi africani, mentre la minoranza vive in paesi islamici. In alcuni stati del corno d’Africa ( Somalia,eritrea) o in Egitto e in Guinea il fenomeno tocca il 90% della popolazione femminile.
Ad eseguire le mutilazioni sono essenzialmente donne in genere levatrici tradizionali. Le ragazze che le subiscono vengono private del diritto di decidere sulla propria salute riproduttiva. La pratica è una tortura a tutti gli effetti, dolorosa che provoca traumi . Molte bambine entrano in stato di shock a causa dell’intenso dolore e del pianto che segue.
Le conseguenze a lungo andare sono devastanti con la formazione di calcoli, cisti , infezioni e ostruzioni del tratto urinario e della pelvi, forti dolori nelle mestruazioni e nei rapporti sessuali, maggiore vulnerabilità all’infezione da AIDS, epatite, fertilità, maggiore rischio di mortalità materna per travaglio o emorragia al momento del parto.