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Mangiare fuori casa: Le tre regole d’oro tra dieta e abbuffata

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Qui, ci soffermeremo su tre aspetti che possono sembrare diversi ma non lo sono, racchiusi in un titolo che vuole far riflettere. Il tema del “mangiare fuori casa“, quello del portare avanti una dieta più o meno rigida, e per ultimo, quello dell’abbuffata. Tutto rientra in una sfera psicologica più significativa, nella quale questo articolo si soffermerà per scovarne gli aspetti più importanti. Vediamo di fare un discorso più ampio nel tentativo di poter consigliare al meglio e poter ricercare una condizione migliore per tutti.

Ognuno di noi ricerca quella condizione alimentare che faccia stare bene e che soprattutto sia rapida e indolore. A volte si pensa che mangiare in casa propria, cucinando con le proprie manine sia la soluzione migliore, un po’ perché c’è chi soffre di disturbi che non consentono di andare tanto alla cieca nei cibi (malattie come la Celiachia o intolleranze alimentari meno gravi) un po’ perché c’è chi fa lo schizzinoso e pensa a chissà cosa gli proporrà il bar di turno (e magari con ragione, un bar o paninoteca che sia può far passare per alimenti freschi portate di giorni  prima oppure potrebbe rischiare di propinare quel toast che, caduto per terra, il cameriere ha dovuto raschiarlo per benino prima di consegnarglielo, tutto senza che  nessuno se ne accorgesse…).

A volte, per questo, mangiare a casa sembra la soluzione migliore. Ma chi si può permettere un “lusso” simile? Oltretutto di giorno in giorno? Proprio per il tempo che manca continuamente e il ritmo di vita sempre più forsennato, la soluzione più facile sembra essere proprio quella di mangiare fuori casa. Si sa, il nemico numero uno in questi casi sono le calorie e i grassi contenuti nei cibi che troviamo in giro che a volte non ci danno molta scelta e ancora di più il fatto di non conoscere questi valori ci porta ad andare alla cieca e a sederci in un ritmo di vita che a lungo termine porterà a farci ingrassare e a farci avere problemi di salute. Non deve essere così. Non si deve pensare che non ci sono vie di uscita, una soluzione per mantenere un’alimentazione corretta, salutare e gustosa, anche fuori casa, c’è. Qual è il segreto? Bisogna solo ragionare con raziocinio e il resto verrà da sé, ora vediamo come mangiare fuori casa.

Come mangiare fuori casa: Le tre regole d’oro

Riempiamo tre sacchi: Nel primo metteremo “Cosa scegliere” e cioè cosa è sano. Nel secondo “Cosa evitare” ovvero tutto quello che è considerato calorico e poco salutare. Nel sacchetto di mezzo metteremo tutto quello che per noi può essere una via di mezzo tra il sano e il poco sano. Ci sono delle regole che dobbiamo assolutamente tenere conto.

Tutto quello che è sano, viene dalla terra ed è trattato pochissimo se non per niente. Quindi tutto quello che è considerato sano ad esempio è la frutta di stagione, che troveremo sempre ovunque, l’insalata di riso o di pasta che possiamo trovare in qualsiasi rosticceria o supermercato, e se ci trovassimo in un Bar/Ristorante/Self-service potremmo affidarci a piatti unici come le insalate miste, primi a base di verdure, secondi di pollo o pesce cotti alla griglia. Se proprio non riuscissimo a trovare nulla di tutto ciò un esempio di pranzo fuori casa, salutare e notevolmente saziante potrebbe essere un panino non tanto grosso (All’acqua) con circa un etto scarso di prosciutto crudo/Bresaola/Tacchino accompagnato da uno yogurt o una mela. Sarebbe un ottima soluzione.

Nel sacchetto “Cosa evitare” metteremo sicuramente tutto quello che è elaborato! Che è troppo costruito, come i primi piatti elaborati, tutto quello che è fritto, tutti i formaggi e i salumi grassi,  tutto quello che è zuccherato come i dolci e le bibite, anche le macedonie con l’aggiunta di zucchero.

Nel sacco di mezzo invece metteremo ciò che per noi stessi sta un po’ di qua e un po’ di là. Perché fare questo? Questo monito mentale servirà a farci identificare, una volta fuori casa, quello che farà al caso nostro. Non dobbiamo essere troppo severi però, trasgredire si può, aiuta psicologicamente mente e corpo ma con questa legenda mentale sapremo certamente quale confine non varcare. Sapremo certamente che sarà meglio scegliere sempre piatti unici e non fare mai un pranzo completo. Ad esempio non prenderemo mai Primo, Secondo, Contorno e Dolce se non vorremmo consumare troppe calorie.

Quello che dobbiamo fare è controllare le porzioni con un piatto unico, o piuttosto un secondo (stando sempre attenti al condimento) o un primo da solo con contorno che sarebbe l’ideale, basta che sia tutto molto semplice e non elaborato. Evitare soprattutto pane, grissini che non vanno bene se associati a un primo, ma preferiscono la consumazione in una merenda o in un pasto singolo.

Qui, ci soffermeremo su tre aspetti che possono sembrare diversi ma non lo sono, racchiusi in un titolo che vuole far riflettere. Il tema del “mangiare fuori casa“, quello del portare avanti una dieta più o meno rigida, e per ultimo, quello dell’abbuffata. Tutto rientra in una sfera psicologica più significativa, nella quale questo articolo si soffermerà per scovarne gli aspetti più importanti. Vediamo di fare un discorso più ampio nel tentativo di poter consigliare al meglio e poter ricercare una condizione migliore per tutti.

Ognuno di noi ricerca quella condizione alimentare che faccia stare bene e che soprattutto sia rapida e indolore. A volte si pensa che mangiare in casa propria, cucinando con le proprie manine sia la soluzione migliore, un po’ perché c’è chi soffre di disturbi che non consentono di andare tanto alla cieca nei cibi (malattie come la Celiachia o intolleranze alimentari meno gravi) un po’ perché c’è chi fa lo schizzinoso e pensa a chissà cosa gli proporrà il bar di turno (e magari con ragione, un bar o paninoteca che sia può far passare per alimenti freschi portate di giorni  prima oppure potrebbe rischiare di propinare quel toast che, caduto per terra, il cameriere ha dovuto raschiarlo per benino prima di consegnarglielo, tutto senza che  nessuno se ne accorgesse…). A volte, per questo, mangiare a casa sembra la soluzione migliore. Ma chi si può permettere un “lusso” simile? Oltretutto di giorno in giorno? Proprio per il tempo che manca continuamente e il ritmo di vita sempre più forsennato, la soluzione più facile sembra essere proprio quella di arrangiarsi fuori di casa. Si sa, il nemico numero uno in questi casi sono le calorie e i grassi contenuti nei cibi che troviamo in giro che a volte non ci danno molta scelta e ancora di più il fatto di non conoscere questi valori ci porta ad andare alla cieca e a sederci in un ritmo di vita che a lungo termine porterà a farci ingrassare e a farci avere problemi di salute. Non deve essere così. Non si deve pensare che non ci sono vie di uscita, una soluzione per mantenere un’alimentazione corretta, salutare e gustosa, anche fuori casa, c’è. Qual è il segreto? Bisogna solo ragionare con raziocinio e il resto verrà da sé, vediamo come? Innanzitutto bisogna fare una distinzione mentale:

Riempiamo tre sacchi: Nel primo metteremo “Cosa scegliere” e cioè cosa è sano. Nel secondo “Cosa evitare” ovvero tutto quello che è considerato calorico e poco salutare. Nel sacchetto di mezzo metteremo tutto quello che per noi può essere una via di mezzo tra il sano e il poco sano. Ci sono delle regole che dobbiamo assolutamente tenere conto. Tutto quello che è sano, viene dalla terra ed è trattato pochissimo se non per niente. Quindi tutto quello che è considerato sano ad esempio è la frutta di stagione, che troveremo sempre ovunque, l’insalata di riso o di pasta che possiamo trovare in qualsiasi rosticceria o supermercato, e se ci trovassimo in un Bar/Ristorante/Self-service potremmo affidarci a piatti unici come le insalate miste, primi a base di verdure, secondi di pollo o pesce cotti alla griglia. Se proprio non riuscissimo a trovare nulla di tutto ciò un esempio di pranzo fuori casa, salutare e notevolmente saziante potrebbe essere un panino non tanto grosso (All’acqua) con circa un etto scarso di prosciutto crudo/Bresaola/Tacchino accompagnato da uno yogurt o una mela. Sarebbe un ottima soluzione. Nel sacchetto “Cosa evitare” metteremo sicuramente tutto quello che è elaborato! Che è troppo costruito, come i primi piatti elaborati, tutto quello che è fritto, tutti i formaggi e i salumi grassi,  tutto quello che è zuccherato come i dolci e le bibite, anche le macedonie con l’aggiunta di zucchero. Nel sacco di mezzo invece metteremo ciò che per noi stessi sta un po’ di qua e un po’ di là. Perché fare questo? Questo monito mentale servirà a farci identificare, una volta fuori casa, quello che farà al caso nostro. Non dobbiamo essere troppo severi però, trasgredire si può, aiuta psicologicamente mente e corpo ma con questa legenda mentale sapremo certamente quale confine non varcare. Sapremo certamente che sarà meglio scegliere sempre piatti unici e non fare mai un pranzo completo. Ad esempio non prenderemo mai Primo, Secondo, Contorno e Dolce se non vorremmo consumare troppe calorie. Quello che dobbiamo fare è controllare le porzioni con un piatto unico, o piuttosto un secondo (Stando sempre attenti al condimento) o un primo da solo con contorno che sarebbe l’ideale, basta che sia tutto molto semplice e non elaborato. Evitare soprattutto pane, grissini che non vanno bene se associati a un primo, ma preferiscono la consumazione in una merenda o in un pasto singolo. Ora avendo tracciato le basi per una corretta alimentazione fuori da casa propria, possiamo parlare di Dieta: un aspetto fortemente correlato all’alimentazione sana, capace di non portare grassi e che ci faccia stare bene di salute. Ma dobbiamo considerare che anche qui l aspetto psicologico (come quello che interviene in ognuno di noi, quando sosteniamo che non si possa mangiare sano anche fuori di casa nostra) gioca un aspetto importante. Nessuno di noi può improvvisarsi dietologo, neanche per noi stessi. È bene seguire dei consigli, secondo le normali regole alimentari (cercando di trovare perlomeno degli escamotage per ogni nostra esigenza), ma è bene anche ricordarsi che una dieta vera e propria la può dare solo il dietologo che ne ha la competenza e solo lui, dopo un analisi approfondita del nostro stato di salute, può formularla. Questo aspetto è bene chiarirlo perché importante! Molti di noi hanno problemi di salute che vanno considerati sempre, inoltre la dieta non deve diventare sinonimo di infelicità. Per essere felici e sani è bene fare un adeguata attività fisica (che non significa necessariamente fare sport difficoltosi o troppo impegnativi ma bensì anche solo delle belle camminate al parco o un po’ di jogging moderato) adottare sì, un’alimentazione sana ma anche qualche “strappo” che giova al fisico e alla mente. Così la dieta non sarà più una dieta ma uno stile di vita! Entriamo nel tema dell’abbuffata così, legandolo proprio a quello della dieta. Sì, perché psicologia vuole e insegna che può essere proprio una causa della dieta rigida che, per frustrazione può far sorgere questo disturbo. Si parla quindi di Abbuffata Compulsiva (detto  anche “Binge Eating” ovvero mangiare troppo), uno dei tanti disturbi che possono affliggere chiunque. A volte la causa la può portare la dieta rigida come appena detto, a volte anche solo la nostra condizione di vita. Le frustrazioni, la solitudine, lo stress, la depressione. Tutto può portare a scaricarsi sul cibo per “saziare” quell’aspetto emotivo che non sta bene. La totale perdita del controllo di quello che si sta ingerendo (quantità e qualità) può avere un effetto devastante su di noi, sulla nostra salute, sul nostro morale. Ci si abbuffa anche per noia, considerando l’aspetto alimentare più importante della nostra stessa vita. Il rituale dell’abbuffata a volte può verificarsi in segreto e familiari e conviventi dei pazienti lo scoprono molto presto, ma si trovano di fronte a dei muri che negano anche l’evidenza. Come uscirne? Innanzitutto dobbiamo riconoscerlo a noi stessi. Questo è il primo passo dalla guarigione. Una volta compiuto questo passo, il passo successivo, sarà quello di affidarsi a un bravo terapeuta e all’aiuto delle persone vicine. Dobbiamo sempre ricordarci che ogni singola cosa del nostro corpo è comandata dalla mente, la nostra mente. Siamo noi che abbiamo il controllo mentale-psicologico e dobbiamo sempre tenerlo a mente, questo ci aiuterà a capire che non siamo marionette in mano alle abitudini, allo stile di vita frenetico o del caso. Siamo noi stessi il nostro destino e possiamo scegliere cosa mangiare, perché la soluzione per stare bene c’è sempre e la prendiamo noi.

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 Mangiare fuori casa: Una dieta sana anche fuori casa

Ora avendo tracciato le basi per una corretta alimentazione fuori da casa propria, possiamo parlare di Dieta: un aspetto fortemente correlato all’alimentazione sana, capace di non portare grassi e che ci faccia stare bene di salute. Ma dobbiamo considerare che anche qui l’aspetto psicologico (come quello che interviene in ognuno di noi, quando sosteniamo che non si possa mangiare sano anche fuori di casa nostra) gioca un aspetto importante. Nessuno di noi può improvvisarsi dietologo, neanche per noi stessi. È bene seguire dei consigli, secondo le normali regole alimentari (cercando di trovare perlomeno degli escamotage per ogni nostra esigenza), ma è bene anche ricordarsi che una dieta vera e propria la può dare solo il dietologo che ne ha la competenza e solo lui, dopo un analisi approfondita del nostro stato di salute, può formularla. Questo aspetto è bene chiarirlo perché importante! Molti di noi hanno problemi di salute che vanno considerati sempre, inoltre la dieta non deve diventare sinonimo di infelicità. Per essere felici e sani è bene fare un adeguata attività fisica (che non significa necessariamente fare sport difficoltosi o troppo impegnativi ma bensì anche solo delle belle camminate al parco o un po’ di jogging moderato) adottare sì, un’alimentazione sana ma anche qualche “strappo” che giova al fisico e alla mente. Così la dieta non sarà più una dieta ma uno stile di vita!

L’abbuffata fuori casa: Quando diventa un problema

Entriamo nel tema dell’abbuffata così, legandolo proprio a quello della dieta. Sì, perché psicologia vuole e insegna che può essere proprio una causa della dieta rigida che, per frustrazione può far sorgere questo disturbo. Si parla quindi di Abbuffata Compulsiva (detto  anche “Binge Eating” ovvero mangiare troppo), uno dei tanti disturbi che possono affliggere chiunque. A volte la causa la può portare la dieta rigida come appena detto, a volte anche solo la nostra condizione di vita. Le frustrazioni, la solitudine, lo stress, la depressione. Tutto può portare a scaricarsi sul cibo per “saziare” quell’aspetto emotivo che non sta bene. La totale perdita del controllo di quello che si sta ingerendo (quantità e qualità) può avere un effetto devastante su di noi, sulla nostra salute, sul nostro morale. Ci si abbuffa anche per noia, considerando l’aspetto alimentare più importante della nostra stessa vita.

Il rituale dell’abbuffata a volte può verificarsi in segreto e familiari e conviventi dei pazienti lo scoprono molto presto, ma si trovano di fronte a dei muri che negano anche l’evidenza.

Come uscirne? Innanzitutto dobbiamo riconoscerlo a noi stessi. Questo è il primo passo dalla guarigione. Una volta compiuto questo passo, il passo successivo, sarà quello di affidarsi a un bravo terapeuta e all’aiuto delle persone vicine. Dobbiamo sempre ricordarci che ogni singola cosa del nostro corpo è comandata dalla mente, la nostra mente. Siamo noi che abbiamo il controllo mentale-psicologico e dobbiamo sempre tenerlo a mente, questo ci aiuterà a capire che non siamo marionette in mano alle abitudini, allo stile di vita frenetico o del caso. Siamo noi stessi il nostro destino e possiamo scegliere cosa mangiare, perché la soluzione per stare bene c’è sempre e la prendiamo noi.