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Le punizioni fisiche sui minori possono rivelarsi realmente efficaci?

Anche se molti paesi del mondo come la Grecia, la Germania e la Spagna  vietano le punizioni fisiche sui bambini, vi sono degli stati, come la Russia, nei quali l’utilizzo della violenza fisica sui figli per la prima volta non viene piu’ considerato un reato. Ma le punizioni fisiche sui minori possono rivelarsi realmente efficaci?

Normalmente la punizione viene utilizzata dai genitori a scopo educativo nel momento in cui il bambino mette in atto comportamenti disfunzionali e dunque ha come scopo quello di favorire l’estinzione di quest’ultimi. Tuttavia, cosi come ogni pratica educativa, anche quella in questione deve essere costante e moderata; accade spesso infatti che i bambini vengano puniti ” in sequenze, a scatti “, e di conseguenza non guardano alla punizione con timore poichè essa non viene esercitata in maniera sistematica dai genitori.

Vi sono casi in cui adulti che non riescono a gestire le condotte dei figli ricorrono a punizioni drastiche, come quelle fisiche; quest’ultime però potrebbero far ottenere effetti opposti a quelli desiderati: il bambino ad esempio potrebbe arrivare ad odiare colui che impartisce la punizione, oppure mettere in atto delle strategie alternative per evitarla, come ad esempio  dare la colpa agli altri o raccontare menzogne. Inoltre i minori vittime di continue violenze fisiche potrebbero manifestare, come conseguenza, enuresi ed encopresi; proprio  per questo è importante che tale pratica educativa venga utilizzata  con moderazione: ad esempio per aiutare un bambino a rendersi conto di uno sbaglio commesso, si potrebbe sospendere temporaneamente lo svolgimento di attività che per il minore sono gratificanti, come guardare la televisione o giocare con la play-station, piuttosto che ricorrere a punizioni fisiche.

Partendo  dal presupposto che la violenza genere violenza,  lo psicologo Bandura, parlando di apprendimento sociale, è arrivato alla conclusione che i bambini apprendono i comportamenti aggressivi osservando quelli degli adulti; egli infatti ha condotto degli esperimenti sull’aggressività utilizzando tre gruppi di minori: quelli appartenenti al primo gruppo sono stati lasciati da soli in una stanza a giocare da soli, quelli del secondo gruppo invece sono stati coinvolti in attività ludiche insieme ad un adulto che manifestava  comportamenti aggressivi nei confronti di un pupazzo denominato successivamente “Bobo”, mentre i partecipanti dell’ultimo gruppo sono stati osservati mentre giocavano assieme ad un adulto che non manifestava alcuna condotta violenta nei confronti del giocattolo in questione. Come ci si aspettava, i bambini appartenenti al secondo gruppo si dimostravano molto piu’  aggressivi nell’utilizzo dei giochi rispetto ai componenti degli due campioni restanti.

E’ opportuno, prima di far ricorso alla punizione, utilizzare altre strategie educative come quelle messe a punto dalla psicologia comportamentale. Quest’ultima ha testato l’efficacia di tecniche quali la token economy, o ancora l’estinzione; la prima è una strategia che prevede un accordo iniziale tra il bambino e l’adulto che insieme dovranno decidere quali sono i comportamenti che il bambino stesso deve mettere in atto e quelli che invece devono essere evitati.

Ogni qual volta il soggetto si comporterà in maniera positiva otterrà una serie di  punti che gli permetteranno di accedere ad un premio finale e quindi lo sproneranno ad agire positivamente, mentre nel momento in cui  si comporterà in maniera errata avrà come conseguenza  una sottrazione di punti; la tecnica dell’estinzione invece  consiste nell’ignorare i comportamenti disfunzionali del bambino fino a quando si stancherà di metterli in atto.

Tuttavia il soggetto in quest’ultimo caso, osservando la madre o il padre rimanere indifferenti davanti alle sue condotte negative, potrebbe aumentare la frequenza e l’intensità di quest’ultime, proprio per questo l’utilizzo dell’estinzione richiede un buon livello di resistenza psicologica e di fermezza  da parte del genitore. Spesso infatti, a causa di quella che potremmo definire “incompetenza genitoriale”, l’adulto esercita forme di violenza fisica sul bambino in quanto riesce ad ottenere risultati piu’ rapidi, ma sicuramente non duraturi; in questo modo però assume il ruolo di “dittatore” e non riuscirà mai a creare una comunicazione sana e assertiva con il figlio, il quale sarà portato ad allontanarsi sempre di piu’ dal genitore, sia con il corpo che con l’anima.