Le chiacchiere stanno a zero, la verità è una sola…il nostro allenamento è efficace? Il nostro impegno, in termini di tempo e volontà, sta perseguendo il suo scopo? Come fare a capirlo?
Probabilmente qualcuno continuerà ad affidarsi al vecchio leit motiv “train insane or remain the same”, qualcuno continuerà a valorizzare i dolori post-workout come unico indice di efficacia di un allenamento, qualcuno continuerà a sentirsi in pace con se stesso, dopo la palestra, solo nel destinare ai panni sporchi una maglietta che ha vissuto momenti migliori…per carità, nulla da obiettare.
Sfidarsi e uscire fuori dalla propria “comfort zone” non ha prezzo: ogni motivazione è sempre ben accolta e non c’è nulla di male nel costruirsi un microcosmo di piccole certezze. Soprattutto quando si parla di allenamento, visto il valore che può acquisire l’auto-condizionamento.
Ad onor del vero, però, ci sono modi più accurati e scientifici per quantificare la validità di un workout: un buon allenamento mira alla costruzione non alla distruzione, non è detto che sudore e fatica siano sempre sinonimo di efficacia e adeguatezza.
Forse collassare sul pavimento esausti non è necessariamente il miglior epilogo per la nostra seduta. In particolare per tutti coloro che fanno del wellness uno stile di vita, una sorta di corollario della propria quotidianità.
E quindi: come capire se i nostri sforzi stanno perseguendo il loro obiettivo?
- controllare il battito cardiaco: se il nostro obiettivo è una seduta di cardio-fitness a beneficio dell’ossigenazione dei tessuti e della salute del sistema cardiovascolare , un allenamento aerobico efficace deve mantenere le pulsazioni per circa 30 minuti attorno al 70% del massimale cardiaco (220-età=massimale cardiaco);
- affinare la percezione del proprio livello di sforzo: la cosiddetta RPE (rate of perceived exertion) pur presentando minore scientificità rispetto alla misurazione dei battiti e un maggiore tasso di soggettività, permette di individuare su una scala crescente il livello di coinvolgimento fisico e di quantificare in termini comparativi l’impegno profuso;
- misurare i tempi di recupero: un cuore ben allenato recupera dopo uno sforzo in minor tempo rispetto ad uno fuori allenamento e, analogamente, mantiene un numero di pulsazioni più basso a riposo;
- modulare l’intensità sulla base del “talk test“: la capacità di sostenere una conversazione col proprio compagno di allenamento, senza il classico “fiatone”, è un ottimo strumento per rendere l’esercizio una sfida in cui misurarsi e non un’agonia in cui sfinirsi;
- valutare la qualità del sonno: le ricerche hanno dimostrato che un allenamento efficace promuove un sonno qualitativamente migliore e che, al contrario, insonnia e insofferenza notturne possono segnalare la presenza di overtraining;
- percepire un maggiore entusiasmo durante la giornata: non è certo un mistero l’influenza positiva che l’allenamento ha sul nostro umore, in termini di sicurezza, ottimismo, eccitazione, l’antidepressivo migliore al miglior prezzo!
In conclusione, come sempre la scienza è maestra, ma anche il semplice buon senso può aiutare a vedere le cose dalla giusta prospettiva.