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Chinatown: una scommessa vinta

“Nihao” risponde al singolo Chinatown il grande e spesso severo pubblico di YouTube, Spotify e iTunes, insomma del nuovo panorama musicale. Si tratta dell’ultimo singolo di Giovanni Selis e Drashi che con un vincente connubio fra genere rap e pop portano la loro collaborazione musicale e amicizia decennale sotto gli occhi di tutti.

Chinatown: una scommessa vinta

Il mondo della musica, se si eccettuano i grandi nomi internazionali, è un vero e proprio lunapark dove la ruota panoramica non smette mai di girare e un momento dopo la vetta ecco che subito inizia la discesa, parliamo di una realtà in cui dovrebbe, ma non sempre viene premiato il merito, soprattutto non al giorno d’oggi dove tanto conta il feedback dei social e del largo pubblico, una platea difficile da accontentare che troppo spesso si basa su più sulla rapidità di giudizio che su reali doti e capacità.

Chinatown tra sperimentalismo e professionalità

Superare questo limite però è possibile, qualcuno riesce ad emergere dal mare magnum delle medio piccole realtà spesso costringenti, quel qualcuno che a volte ha una seria preparazione alle spalle, una carriera musicale fatta di studio, di sacrifici e di traguardi che meritano di essere riconosciuti, e questo è proprio il caso del progetto sinergico di Giovanni Selis e Drashi due giovani musicisti di professione che con Chinatown lanciano un messaggio importante e attuale denunciando l’incoerenza della nostra epoca, un appello che l’auditorium non ha potuto non apprezzare.

Giovanni Selis, giovane cantautore sardo, ha alle spalle una lunga gavetta nel mondo musicale al quale si è approcciato fin dall’età di 13 anni, negli anni si è cimentato nei generi più svariati dal punk-rock al pop passando per l’hip hop e il Metal, fino poi a varcare le porte del Conservatorio dove, con impegno e sacrificio, ha reso quell’intensa passione per la musica inscritta nel dna una professione di vita che ad oggi trasmette ai suoi studenti del Liceo Artistico di Olbia dove lavora come docente di musica.

Suo compagno di avventura nel progetto Chinatown è Drashi, nome d’arte di Giovanni Masia, poliedrico musicista con le bacchette al posto delle mani che sposa la batteria fin da subito, uno studio che al momento continua ad approfondire presso la Professional drumming school of Rome. Drashi si è distinto negli anni anche come rapper e ad oggi, proprio con Chinatown, di cui vanta la paternità del testo, si afferma come autore, insomma un altro validissimo esempio del serio impegno che deve accompagnare la vena creativa per creare un prodotto musicale di qualità innegabile.

Chinatown è una novità sotto molteplici fattori, elementi oggettivi che esulano dal personale gusto musicale e che, proprio per questo meritano un riconoscimento. L’idea nasce da Selis che, dopo i suoi precedenti lavori pop “Vivo per metà” e “Una cosa sola”, ha sentito l’esigenza di scommettere su qualcosa di innovativo, mettendosi alla prova su un territorio potenzialmente ostico e ben più ermetico alle orecchie del pubblico quale lo è il trap. Per il suo progetto serviva una mente similare con la stessa passione e voglia di sperimentazione, una genialità artistica che il cantautore ha ricercato in Drashi che non se lo è fatto ripetere due volte al punto che, dopo appena tre giorni, il testo di Chinatown aveva già preso forma.

Chinatown: Selis e Drashi lanciano un messaggio alle nuove generazioni

A prescindere dalle preferenze musicali, che come ben sappiamo sono estremamente personali e mai dovrebbero venir sentenziate in nome dell’antico proverbio “non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace”, va detto che è davvero impossibile negare l’attualità e l’empatia che traspare dal testo e dai suoni di Chinatown, un messaggio di denuncia dell’assoluta mancanza di introspezione del nostro secolo, della rapidità di giudizio ipercritico e della totale dipendenza dalla superficialità dell’apparenza in cui stanno crescendo le nuove generazioni.

Il rap e il trap fin dalle loro origini si sviluppano come tramiti di denuncia sociale, un ben noto format di artisti cresciuti sulla strada che raccontano con toni crudi e senza mezzi termini il lato oscuro della modernità, Chinatown si discosta però da questo trend che fotografa la vita difficile di chi cresce tra la criminalità e la violenza, con la massima sincerità in nuovo singolo punta il dito contro l’incoerenza dei giorni nostri ma senza cadere nel cliché già visto e sentito richiamarsi ad un passato di estremo disagio che nella maggior parte dei casi è estremamente finzionale e volto solo ad intenerire il pubblico. Selis e Drashi danno dunque una duplice svolta alla loro musica, non solo per il già citato sperimentalismo riuscito tra trap e pop ma anche nell’onestà del testo che riesce a lanciare un messaggio importante senza avvalersi di alcuno stratagemma, un aspetto questo che sta senza dubbio contribuendo al successo del singolo nel quale ogni giovane italiano medio si può realmente immedesimare e nel quale può identificare un vessillo dei propri reali sentimenti senza alcun bisogno di avere un passato difficile alla spalle in stile trap house.

La Cina diviene la scenografia perfetta per far trapelare questo messaggio, una realtà estremamente attuale e sotto gli occhi di tutti, un progresso “senza fine” esasperato, che genera solitudine tra pari e che “divide le persone” per citare il testo, l’abitudine della contemporaneità a giudicare in mala fede piuttosto che impegnarsi nel rispetto e nel sostegno al prossimo. Un messaggio positivo di cui la nuova generazione aveva bisogno, una scommessa vinta sulla quale ha puntato l’etichetta discografica La Stanza Nascosta Records, un progetto musicale che ci si augura raggiunga quante più orecchie possibile anche grazie all’intensa distribuzione radiofonica su oltre ottanta emittenti e al videoclip ufficiale del regista Stefano Pio caricato sul canale VEVO di Giovanni Selis.

Un pollice in alto dunque all’idea, all’impegno, alla professionalità e alla genuinità di Chinatown, in attesa di nuove possibili collaborazioni fra i due musicisti, non limitiamoci a mettere su gli auricolari e ballare da soli, ma allunghiamo la mano a chi ci sta accanto e che ciascuno nel proprio piccolo provi a dare una svolta all’epoca della solitudine dei giovani, è questa la via giusta per cambiare le cose.