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Alzheimer: grazie ad uno studio italiano si potrà riscontrare la malattia dieci anni prima

Grazie ad una ricerca presso l’Università di Bari è stato creato un algoritmo in grado di riconoscere ben dieci anni prima un soggetto a rischio di ammalarsi di Alzheimer. Tutto ciò leggendo le risonanze magnetiche in modo molto più accurato grazie all’intelligenza artificiale.

La ricercatrice italiana Marianna La Rocca è l’artefice di questa importante scoperta.

Marianna La Rocca è dottoressa e ricercatrice presso l’Università di Bari, al Dipartimento di Fisica in collaborazione con l’Infn (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare). Oltre che la passione per il suo lavoro, Marianna ha un altro motivo che l’ha spinta ed aiutata ad ottenere ottimi risultati nei suoi studi: sua nonna, affetta da Alzheimer. La caparbietà nel voler aiutare lei, come tutte le persone affetta da questa terribile malattia (alla quale oggi non esiste una cura) l’ha ripagata, aiutandola ad elaborare un algoritmo che permette di riscontrare la malattia dieci anni prima che si manifestino i sintomi.

Aree attive nel cervello di un soggetto sano e quelle attive in un soggetto affetto da Alzheimer

Lo studio effettuato.

La dottoressa La Rocca, insieme al collega Nicola Amoroso, ha messo a punto l’algoritmo per poi sperimentarlo su 52 soggetti sani, 48 con Alzheimer e 48 con minori problemi cognitivi (nei quali si è poi sviluppata la malattia nel corso degli anni) con ottimi risultati: l’algoritmo è riuscito a distinguere i cervelli sani da quelli malati nell’86% dei casi e a distinguere i cervelli sani da quelli che poi si sarebbero ammalati nell’84% dei casi.

Il funzionamento dell’algoritmo.

L’algoritmo è stato somministrato ad una learning machine, ovvero ad una macchina capace di imparare e di riconoscere i cervelli sani da quelli malati. Il lavoro dei ricercatori è stato curato nei minimi dettagli, mettendo a confronto prima aree più piccole, per finire poi con intere risonanze magnetiche.

La dottoressa Marianna La Rocca con i suoi colleghi e ricercatori Roberto Bellotti e Alfonso Monaco

I vantaggi.

Questa nuova e particolare tecnica andrebbe a sostituire quelle utilizzate finora. Essa si caratterizza per costi molto più bassi rispetto alle altre, inoltre è meno invasiva: l’algoritmo analizza le immagini senza intervenire direttamente sui pazienti.

Ad oggi non esiste una cura per questa terribile malattia che sottrae i ricordi. Questa importante scoperta però, potrebbe rappresentare un efficace incentivo per la prevenzione: le persone potrebbero infatti dedicarsi di più a seguire uno stile di vita che aiuti a prevenire la malattia, essere seguite da medici con largo anticipo, e con un trattamento anticipato i sintomi potrebbero addirittura ritardare.