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Giornata delle donne

festa-della-donnaIl femminismo rappresenta il filo conduttore che lega l’ideologia maschilista all’emancipazione femminile. La volontà, dunque, di ottenere parità di diritti per uomini e donne e di abbattere pregiudizi che determinano la subordinazione della donna nei confronti dell’uomo. Non semplice risulta collocare la nascita della nuova mentalità femminista e paritaria, ma meno difficile sembra collocare nel tempo gli avvenimenti che hanno reso possibile il raggiungimento di importanti traguardi.

1. Perchè l’8 marzo?
Era il lontano 1908. In un’industria tessile di New York un gruppo di operaie prese la coraggiosa decisione di ricorrere ad uno sciopero come strumento di protesta contro le sfavorevoli condizioni in cui erano costrette a lavorare. Non sapevano che quel loro atto di coraggio sarebbe stato l’ultimo delle loro vite, ma anche il primo gesto che apriva le strade al cambiamento.
Lo sciopero si protrasse sino all’8 marzo, giorno in cui il responsabile della fabbrica ordinò la chiusura di tutte le porte dello stabile e l’accensione di un fuoco che, in poco tempo, fece ardere i corpi vivi, di fiato e di ammirevole forza, di più di cento donne.  Da quel giorno, prima solo in America e successivamente anche in Italia, ricorre, ogni 8 marzo, la giornata della donna.
Un modo, questo, per ricordare a tutti gli uomini che anche le donne possiedono forza, coraggio, valori. In realtà dei primi movimenti femministi si iniziò a parlare parecchi anni prima della tragedia dell’industria newyorkese; molte proteste, infatti, erano sorte a favore del diritto al voto per le donne.

2. Un passo indietro.
Già nella seconda metà dell’ottocento qualche piccolo passo si era compiuto, concedendo alle donne la possibilità di votare, seppur non in tutte le elezioni, tramite procura o spedendo la preferenza in una busta sigillata. Fu soltanto nel 1946 (anche in questo caso l’8 marzo) che le donne poterono, finalmente, recarsi personalmente ai seggi elettorali per dar voce alle loro idee e convinzioni.
In quell’occasione, come omaggio alla grande forza femminile, si associò la mimosa alla giornata della donna, fiore che ne divenne il simbolo per eccellenza. L’aspetto curioso di tale vittoria é rappresentato dalla richiesta, da parte dei politici del tempo, di far votare le donne solo se si fossero presentate in cabina senza rossetto; le buste potevano essere chiuse se inumidite con la saliva e le tracce di rossetto avrebbero svelato che si trattava del voto di una donna.

3. La ricorrenza oggi grazie alle donne di ieri.
Tante mogli e madri, oggi, sfoggiano i loro vasi colmi di mimose donategli da mariti, padri, fratelli. Poche sanno cosa si cela dietro quei rametti di piccole palline gialle. Sono tante le donne che hanno reso possibile il raggiungimento della reale parità di diritti; da Maria Montessori, prima donna medico in Italia e anche filosofa ed educatrice, a Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la medicina e senatrice.
Ma non deve essere dimenticato il contributo di tutte quelle donne che, silenziose e senza raggiungere la fama, hanno lavorato con impegno, dedizione e sacrificio al fine di condurci dove siamo adesso. Il duro lavoro di emancipazione non può considerarsi completo fino a quando persisteranno episodi di violenza e maltrattamenti a discapito di povere donne succubi di mariti, fidanzati, padri che intimoriscono le loro menti minacciando la loro psiche e il loro coraggio, così da portare avanti l’incubo maschilista e oscurare quei sacrifici durati più di cento anni.
La risposta a tali orrori è da ricercare nelle parole del nostro Signore; la donna è stata creata dalla costola dell’uomo per essere una sua pari, non dal piede per essere calpestata, ne dalla testa per essere superiore, ma dal centro, sotto il braccio per essere protetta, dal lato del cuore per essere amata.