La Rai stasera dedica uno speciale su Giulio Regeni, il ricercatore italiano ucciso un anno fà in Egitto.

UN ANNO DOPO
E’ passato un anno da quando Giulio Regeni, il ricercatore italiano è stato ucciso in Egitto tra mille incertezze, dubbi e continue menzogne da parte dell’autorità egiziana. In occasione dell’anniversario della sua scomparsa, questa sera alle ore 20, Rai news 24 gli dedica uno speciale dal titolo “Verità per Giulio”.
CHI ERA GIULIO REGENI
Giulio Regeni era un ragazzo di 28 anni, originario di Fiumicello (Udine), brillante ricercatore dell’Università di Cambridge, conoscitore della lingua inglese e araba, appassionato della cultura mediorientale e dei viaggi. Passione che lo ha spinto a recarsi al Cairo a Settembre per una tesi sull’economia locale.
CHE COSA E’ SUCCESSO IN EGITTO
Giulio Regeni si trovava al Cairo per una ricerca sull’economia locale. La mattina del 25 gennaio 2016 Giulio scompare nel nulla, ma solo il 3 Febbraio viene ritrovato il suo corpo in un fosso alla periferia della Capitale. Da quel momento si crea una gran confusione tra l’ombra dei servizi segreti, propaganda xenofoba in Egitto, primavera araba. Tante le ipotesi, solo una cosa rimane certa. Giulio era stato torturato, erano evidenti i segni delle torture. ll corpo recuperato mostrava segni compatibili con ipotesi di sottoposizione a tortura: contusioni e abrasioni in tutto corpo, come quelle tipicamente causate da un grave pestaggio, lividi estesi non incompatibili con lesioni da calci, pugni. La polizia del Cairo, dichiarò che Regeni era stato dapprima vittima di un semplice incidente stradale, poi di un omicidio a sfondo sessuale smentendo cosi l’ipotesi di tortura ed uccisione.
D’altro canto le autorità egiziane hanno fortemente negato qualsiasi coinvolgimento nella morte dello studente. Secondo la magistratura italiana, Giulio invece sarebbe stato arrestato dalla polizia il giorno stesso della scomparsa, lo scorso 25 gennaio, e poi trasferito in un campo gestito dai servizi di sicurezza. Qui sottoposto ad interrogatorio e al suo rifiuto di rispondere alle domande, via ai pestaggi. La polizia Egiziana subito dopo il ritrovamento del cadavere, fà sapere che sarà collaborativa nelle indagini. Niente di vero. Depistaggi, tentativi di insabbiare la verità, false dichiarazioni che portano ad una trattativa difficile tra Farnesina, polizia italiana e autorità egiziana.
Secondo diverse fonti, il ricercatore era in contatto con il movimento sindacalista dell’opposizione egiziana al regime del generale Al Sisi, che lo stava aiutando nelle sue ricerche sul sindacato. Era un sindacalista attivo che si batteva per la difesa dei diritti dei lavoratori e da quelle parti si sà che chi fà questo “mestiere” è ritenuto scomodo.