Purtroppo, prima o poi, a tutti tocca nella vita di avere a che fare con una malattia. Non è mai un argomento che si affronta volentieri, anzi, il più delle volte, lo si evita completamente. Forse per una forma di scaramanzia, quasi sperando che, se non lo si evoca, lui non verrà mai a farci visita.
Quella malattia, la più brutta, la più devastante, quella che spesso non lascia speranze, non viene mai chiamata con il suo nome, perchè già solo il nome fa paura.
Però, purtroppo, che lo si nomini o no, succede che il cancro arrivi.
A volte non colpisce noi direttamente, ma una persona cara, un familiare, un coniuge, un amico, ma è comunque un dramma che sconvolge la vita di tutti, non solo dell’ammalato.
Hai evitato il pensiero il più possibile, non lo hai chiamato, hai cambiato argomento ogni volta che ne hai sentito parlare, eppure lui è entrato di prepotenza nella tua quotidianità, e ti costringe a guardarlo in faccia.
Lui non distrugge solo le cellule dell’ammalato, ma corrode anche la mente delle persone vicine, cancella ogni altra priorità, è sempre il primo pensiero. Anche da quel punto di vista, non dà scampo.
Lui c’è, e non puoi più ignorarlo.
Tu vedi la persona malata, giorno dopo giorno, lottare, resistere, crollare, soccombere, o vincere. Puoi starle vicina, aiutarla, assisterla, oppure, se ti è possibile, continuare a scappare, ad eludere il problema. Non è vigliaccheria, è che il dolore fa paura. non tutti sono in grado di sopportarlo.
Chi ha fede, può pregare, e sicuramente trarre forza dalla convinzione che esiste un mondo migliore di quello terreno, un mondo dove la sofferenza provata sarà solo un lontano ricordo.
E’ una prova durissima, che ti segna per sempre, che ti cambia.
Ognuno la affronterà come meglio può, come meglio sa. Con la forza che troverà dentro di sè, nell’amore delle persone intorno, nella preghiera, nella speranza.
Ci saranno momenti di sconforto, di paura, di smarrimento. Ci si sente inadeguati, spesso, incapaci di portare il giusto sostegno, di dare il giusto conforto. Forse è davvero così, forse non siamo in grado di alleviare quella sofferenza, che per quanto ci sconvolga, non comprendiamo fino in fondo, forse non sappiamo dire le parole giuste, o fare le mosse più appropriate.
Prima o poi, il periodo finirà, con un epilogo lieto, o triste.
Se il nostro ammalato ha sofferto molto, può capitare che abbiamo invocato la morte come liberazione dal dolore, magari poi ci sentiremo colpevoli, ma è comprensibile ed umano. Perchè siamo troppo piccoli per capire il significato di quel percorso.
Dobbiamo sforzarci di accettarlo, anche se fa male.
Perchè il cancro non è solo un segno zodiacale, o il grazioso animaletto con le chele.
E’ il male invisibile ed innominato. Che ci fa paura. Più di ogni altra cosa.