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La larva che mangia la plastica

Una  larva di falena, la “Galleria mellonella”  detta comunemente “camola del miele” , l’incubo  numero uno di tutti gli apicoltori, è in grado di disintegrare  il polietilene, la plastica utilizzata per le buste del supermercato, le bottiglie d’acqua e le pellicole per conservare gli alimenti.

Insetti ghiotti di plastica

In realtà, già da alcuni anni si è scoperto che  vi sono insetti ghiotti di plastica e che grazie a d un microbo particolare contenuto nell’intestino, sono in grado di digerirla. Rispetto  ad essi, però, la camola del miele  ha una velocità  molto superiore  nel  divorare il polietilene.

La scoperta della larva che mangia la plastica

La scoperta è stata fatta casualmente in Spagna da una biologa italiana, Federica Bertocchini che opera le sue ricerche presso l’Istituto di Biomedicina e Biotecnologia della Cantabria.

Il fatto è avvenuto un anno fa, quando la  studiosa di embrioni, che alleva anche api, ha trovato le arnie infestato dalle larve.  Federica Bertocchi ha  pulito l’alveare, ha deposto gli insetti in una busta  di plastica che dopo qualche ora, era colma di buchi mentre le larve erano  libere.  Ha chiamato allora il biologo e amico di sempre , Paolo Bombelli e insieme  ad un altro collega, Chris Howe , hanno avviato uno studio per capire quali sono i meccanismi che entrano in moto durante la degradazione della plastica.

I ricercatori si sono domandati come sia possibile che degli insetti  che si nutrono di cera d’api, possano essere ghiotti anche del polietilene. In realtà, la cera è composta da diverse  catene molecolari ed una di queste, è molto simile a quella della plastica. Ecco spiegato il motivo per il quale, le larve si nutrono di essa.

La biologa afferma che per ora, gli esperimenti hanno dimostrato che la degradazione della plastica non avviene solo attraverso la masticazione da parte della larva, ma anche per un vero e proprio processo chimico, ciò è emerso dopo aver spalmato sul polietilene, un impasto della camola del miele: la degradazione avveniva ugualmente.

Restano ora da fare analisi più approfondite per scoprire quale sia il batterio o l’enzima contenuto nell’apparato digestivo dell’insetto in questione.

La “comola del miele” potrebbe risolvere il problema della degradazione della plastica

La comola del miele, viene comunemente usata dai pescatori per attirare i pesci all’amo, oggi, grazie a tale scoperta, potrebbe essere utilizzata seriamente per distruggere la moltissima plastica che quotidianamente buttiamo e che impiega dai 100 ai 1000 anni per degradarsi.

Infatti, quello dello smaltimento della plastica, è un problema assai grave da risolvere ma, forse  anche in questo caso, come spesso avviene, la natura viene in soccorso all’uomo e questo insetto, tanto temuto e odiato dagli apicoltori, potrebbe essere la soluzione naturale per proteggere la Terra dall’inquinamento della plastica.