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Gli ultimi studi sugli effetti dei videogiochi

Per decenni, praticamente dalla nascita dei primi videogiochi, la scienza si è interrogata sui loro effetti sul cervello e la psicologia dei giocatori, soprattutto i più giovani. Mamme di tutto il mondo hanno proibito l’utilizzo dei videogiochi ai propri figli, con la spiegazione che non fanno bene, ispirano sentimenti violenti, dipendenza, isolamento e quant’altro, ma gli ultimi studi sull’argomento hanno evidenziato ben altri risultati. Esistono diverse ricerche a riguardo, ad esempio C. S. Green, dell’Università di Rochester, ha spiegato nel proprio studio che i videogiochi possono migliorare la capacità decisionale, soprattutto per quanto riguarda i giochi d’azione. I giocatori di Call of Duty che hanno partecipato all’esperimento sembravano infatti riuscire a prendere le decisioni migliori nei vari test in tempi molto ristretti, fino al 25% in meno del tempo impiegato dai giocatori di The Sims, una simulazione di vita quotidiana. Altri tipi di videogiochi, come ad esempio il blackjack online oppure la roulette, possono aiutare nella comprensione di concetti statistici e matematici, come la probabilità.

Per quanto riguarda i bambini, alcune ricerche hanno evidenziato come il 65% nel campione della popolazione americana gioca ai videogiochi in compagnia, sottolineando la componente di socializzazione e gli effetti positivi sulla psiche del bambino. E cosa dire degli anziani? Si potrebbe pensare che le persone meno giovani non possano trarre giovamento dai videogames, ma ancora una volta l’evidenza è un’altra. All’Università della California un’equipe di ricercatori ha portato alla luce un risultato sorprendente: oltre un terzo dei pazienti che soffrivano di disturbi depressivi ha manifestato un significativo miglioramento delle condizioni e molti hanno riportato un miglioramento anche a livello cognitivo.

Un altro aspetto positivo supportato da ricerche scientifiche riguarda l’incremento delle abilità sociali. Un esperimento è stato condotto a riguardo da due ricercatori, Tobias Greitemeyer dell’Università del Sussex e Slivia Osswald della Ludwig-Maximilians-University. I soggetti partecipanti sono stati divisi in due gruppi, il primo ha giocato per 10 minuti ad un videogame di tipo sociale, il secondo ad un videogioco neutro. Al termine della sessione di gioco, un complice dei ricercatori, fingendo di essere l’ex compagno dell’esaminatrice, ha iniziato a disturbarla davanti ai giocatori. Sono accorsi in suo aiuto ben 10 persone su 18 tra quelle che avevano giocato al gioco sociale, mentre solo 4 dei giocatori del tipo neutro. Nella stessa serie di ricerche, i giocatori del gioco sociale si sono dimostrati più disponibili nell’aiutare gli altri in diverse situazioni, rispetto al secondo gruppo di giocatori.

Anche per gli sportivi i videogiochi possono rappresentare un valido aiuto a livello cognitivo. Il celebre giocatore di football americano Brandon Stokley ha spiegato in un’intervista che alcune delle azioni che effettua durante le partite sono state pensate e provate sui suoi videogiochi preferiti. Molti altri atleti utilizzano i videogiochi sportivi per provare o imparare schemi di gioco e tattiche in questo tipo di simulazioni di gara. Pensavate forse che tutti i videogamer fossero grassottelli, nerd e chiusi in casa? Uno dei tanti pregiudizi che circondano da sempre il mondo dei videogiochi, e che finalmente la scienza sta smantellando studio dopo studio.