Dopo l’intervista a Sabrina Misseri e Cosima Serrano delle prime due puntate, Franca leosini rivela che il “caso Scazzi” non era un crimine da ergastolo

Il linguaggio “leosiniano” della conduttrice di Storie Maledette da sempre appassiona gli italiani: ironia e parole ricercate fanno parte del programma che caratterizzano la conduzione cosi come l’elegante distacco che dimostra la giornalista napoletana.
La sua posizione sul caso Scazzi
Ma il caso scazzi che ha sconvolto l’Italia continua ancora oggi a far parlare di sé e la stessa Franca Leosini rivela per la prima volta il suo pensiero e la sua posizione rispetto alle condanne nei confronti di Sabrina e sua madre Cosima Serrano per l’omicidio di Sarah Scazzi. La conduttrice ha rilasciato un’ intervista su Radio Capital in cui sostiene come siano troppo dure le pene previste nel loro caso, soprattutto se prese in esame in contrapposizione ad altre sentenze disposte nel giudizio di casi simili:
“Quale che sia la verità, sono profondamente convinta che non era un crimine da ergastolo. Quello che ho imparato nei 24 anni di Storie Maledette è la dicotomia sgomentevole nella valutazione dei reati da parte della magistratura: a parità di crimini o di reato o di ipotesi di un crimine, vedi dare 18 anni a una persona per un duplice omicidio, e magari l’ergastolo a due persone che, quand’anche fossero state loro, comunque sarebbe stato un delitto d’impeto, che non prevede l’ergastolo nel codice penale”.
Il successo di Storie Maledette
Il format di Storie Maledette è noto per essere molto breve e Leosini spiega perché il programma seguito da milioni di persone debba essere necessariamnete breve:
“Quando lavoro, quando costruisco una storia, penso solo a farla al meglio possibile. Poi sono sempre molto scaramantica, quindi sinceramente non proietto le mie energie all’idea del risultato, ma all’idea di fare un prodotto onesto. Sono autore unico della trasmissione, e di una vicenda devo conoscere tutto. Lo faccio non solo per dovere ma anche perché il senso di una storia tante volte si nasconde nei dettagli, anche in quelli di un verbale che può sembrare ininfluente. Purtroppo non riesco a delegare. Logicamente questo crea problemi, visto che in ogni serie faccio poche puntate con grande disperazione dei miei direttori, ma qualità e quantità non vanno d’accordo, io faccio una narrazione”