Home SALUTE Romosozumab e alendronato di sodio nella prevenzione delle fratture nell’osteoporosi

Romosozumab e alendronato di sodio nella prevenzione delle fratture nell’osteoporosi

Il Romosozumab è un anticorpo monoclonale che si lega e inibisce la sclerostina,  diminuisce il riassorbimento osseo.

Uno studio riportato su New England journal of medicine condotto su  4093 donne in post-menopausa affette da osteoporosi e fratture pregresse  date da  fragilità ossea, mette in evidenza l’efficacia di entrambe i p.a. nella prevenzione delle fratture.

L’osteoporosi rappresenta una malattia di rilevanza sociale.

La sua incidenza aumenta con l’età sino ad interessare la maggior parte della popolazione oltre l’ottava decade di vita. Si stima che in Italia ad esempio ci siano oggi circa 3,5 milioni di donne  affette da osteoporosi.

Il rischio di andare incontro ad una frattura osteoporotica a carico del polso distale, dei corpi vertebrali o del femore prossimale è di circa il 15% per ogni sito specifico e del 40% per tutti i siti.


Nella popolazione italiana con oltre 50 anni d’età il numero di fratture di femore in un anno supera le 90.000.  
Alterazioni morfologiche vertebrali sono state riscontrate in oltre il 20% dei soggetti con oltre 65 anni d’età di entrambi i sessi.


Le fratture osteoporotiche hanno importanti implicazioni sociali.

I pazienti con frattura del femore prossimale presentano entro un anno dalla frattura, un tasso di mortalità del 15-30%.

Tra gli anziani le fratture osteoporotiche sono una delle maggiori cause di mortalità, la cui incidenza è sostanzialmente
sovrapponibile a quella per ictus e carcinoma mammario e superiore di 4 volte a quella per carcinoma endometriale.

Da qui l’importanza del trattamento e soprattutto della prevenzione che andrebbe fatta prescrivendo previo dosaggio ormonale di Vit D in tutte le donne in menopausa come step routinario. Un’adeguata esposizione solare , esercizio fisico e un regime alimentare appropriato.

Le partecipanti al trial clinico sono state trattate  romosozumab sottocute mensilmente (210 mg) e alendronato di sodio , un bifosfonato per via orale settimanalmente (70 mg) in  cieco per 12 mesi.

Sono stati evidenziati eventi avversi cardiovascolari gravi, osteonecrosi della mascella e fratture femorali atipiche.

Alla fine dello studio clinico nelle donne in postmenopausa con osteoporosi ad alto rischio di frattura, il trattamento con romosozumab per 12 mesi seguito da alendronato ha comportato una significativa diminuzione del rischio di fratture rispetto alla sola somministrazione di alendronato di sodio.